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Allarme del Colle: stop al conflitto

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 07:46.

Preoccupazione, allarme crescente nella consapevolezza che in un momento così convulso occorre più che mai mantenere la barra dritta su alcuni punti fermi, che il presidente della Repubblica ribadisce puntualmente in tutti i suoi colloqui diretti e nelle telefonate formali e informali di questi giorni con esponenti del governo, della maggioranza e dell'opposizione: il livello dello scontro politico e istituzionale ha raggiunto un'intensità tale da imporre a tutti di fare un passo indietro nell'interesse del paese.

Nuova giornata ad altissima tensione, quella di ieri, che dal Colle Giorgio Napolitano ha seguito con appprensione. Lo scontro è ormai a tutto campo e senza quartiere, coinvolge la terza carica dello Stato, ma gli attori in campo si alternano in un crescendo impressionante, tanto che si fatica a coglierne il filo conduttore. L'attacco frontale a Gianfranco Fini, dopo le polemiche seguite all'intervento del ministro degli Esteri, Franco Frattini in Senato sugli sviluppi della vicenda relativa alla proprietà della casa di Montecarlo riconducibile a Gianfranco Tulliani, è ormai esploso in tutto il suo fragore. L'opposizione ha abbandonato l'aula per protesta, Pdl e Lega hanno nuovamente e duramente chiesto le dimissioni di Fini. Poi è stata la volta di Futuro e Libertà, che ha chiesto le dimissioni del presidente del Senato Renato Schifani e dello stesso Frattini, con buona parte dell'opposizione che definisce quanto meno "anomala" la condotta di Schifani.
Una sorta di cortocircuito politico-istituzionale alimentato dagli sviluppi quotidiani del «caso Ruby», di cui non si vede la fine. Ecco dunque crescere la preoccupazione e la vigilanza del Colle: occorre venirne a capo al più presto - questo il ragionamento del Capo dello Stato - perché il paese ha bisogno di guida e di riforme.

A tutti i suoi interlocutori, dallo stesso Frattini presente due sere fa alla serata organizzata dalla fondazione Italia-Cina, al ministro dell'Interno Roberto Maroni, ma anche al titolare dell'Istruzione Maria Stella Gelmini (ieri in margine alla celebrazione del Giorno della memoria) ma anche al presidente del Pd, Rosy Bindi ha ribadito quanto già ha affermato in più occasioni: ciascuno faccia la sua parte per porre fine a questa sorta di guerra permanente. Dal Quirinale, Napolitano non può che rinnovare i suoi appelli, anche attraverso la «diplomazia parallela» fatta di moral suasion e contatti informali. È fondamentale - osservano i collaboratori del presidente - che in questo momento i cittadini prima di tutto guardino comunque al Colle come a un presidio a difesa dell'interesse generale e della tenuta dell'intero sistema istituzionale. Per il resto, quel che il Capo dello Stato aveva da dire sul conflitto permanente in atto ormai da settimane lo ha affidato alle sue più recenti esternazioni pubbliche e private. Una settimana fa, in occasione della «Giornata dell'Informazione» ha ricordato come da tempo si stia spendendo «per sollecitare quell'equilibrio e quel rispetto reciproco che appaiono spesso alterati». Lo scontro tra politica e magistratura, e ora il conflitto istituzionale che coinvolge direttamente il presidente del Consiglio, il presidente della Camera e chiama in causa lo stesso Schifani, rischiano di aggravare ancor più quel «turbamento largamente avvertito e riconosciuto», di cui ha parlato nei giorni scorsi in consonanza con le preoccupazioni d'Oltretevere.

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Tags Correlati: Gianfranco Fini | Gianfranco Tulliani | Giorgio Napolitano | Lega | Maria Stella Gelmini | Pd | PDL | Presidenza della Repubblica | Renato Schifani | Roberto Maroni | Rosy Bindi | Senato

 

È sotto gli occhi di tutti - va ripetendo Napolitano - un effetto di «deprimente lontananza dallo sforzo che si richiede per superare le molteplici prove cui la comunità nazionale deve fare fronte».
In mattinata, nel suo intervento in occasione del Giorno della memoria, ha posto l'accento sul rischio che emergano nuovi «semi avvelenati», quali l'intolleranza, il nazionalismo e il populismo: «Attenzione e vigilanza e pronte reazioni, ovunque quel germe si manifesti e in qualsiasi forma, anche in paesi che si sono dati principi e costituzioni democratiche».

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