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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2011 alle ore 19:14.
Ex diplomatico, 68 anni, fino a fine 2009 alla guida dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea), nel febbraio del 2010 ElBaradei fa un ritorno trionfale nel paese, accolto da centinaia di simpatizzanti all'aeroporto del Cairo. Poco dopo il suo rientro in patria, tenta di unire l'opposizione egiziana intorno a un progetto di riforme democratiche e di una revisione della Costituzione che permetta a un indipendente come lui di partecipare alle presidenziali del settembre 2011. Uomo austero, considerato integro e fermo nelle sue convinzioni, suscita rapidamente la simpatia in una gran parte dell'opinione pubblica, in particolare fra i giovani e le classi medie. Il potere avverte il pericolo.
Una virulenta campagna viene lanciata contro di lui che lo dipinge come distaccato dalla realtà egiziana, ovvero come un agente dell'estero. Delle fotografie della figlia Laila in costume da bagno e al suo matrimonio dove viene servito del vino appaiono sulla stampa con l'obiettivo di scioccare la società musulmana conservatrice. I suoi lunghi e frequenti soggiorni privati all'estero e delle difficoltà a fare regnare la disciplina fra i suo fan gli attirano delle critiche.
Invece di entrare a far parte di un partito di opposizione noto, fonda un movimento, l'Associazione nazionale per il cambiamento, legato ad altre organizzazioni pro-democrazia che oggi figurano alla guida della contestazione anti-Mubarak. Si avvicina anche ai Fratelli musulmani che sostengono i suoi progetti di revisione costituzionale. Nell'autunno 2010, inasprisce i toni contro il regime, chiedendo il boicottaggio delle legislative di novembre/dicembre. Mohamed ElBaradei chiede anche il boicottaggio delle presidenziali di settembre se la Costituzione non sarà rivista e serie garanzie per la regolarità del voto.
Nato il 17 giugno 1942 al Cairo da un padre avvocato e capo dell'associazione nazionale avvocati, ElBaradei ha la fama di parlare senza peli sulla lingua. «Mio padre mi ha insegnato che bisogna difendere con la forza i propri principi. Lui sosteneva le libertà civiche e i diritti umani per alcuni degli anni più repressivi dell'era Nasser», ha scritto.