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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 07:47.
Meno tasse sulle case al mare e sugli affitti incassati dai proprietari. Tra Imu e cedolare secca, il nuovo fisco municipale promette un bello sconto ai privati proprietari di immobili. Ma rischia di appesantire il carico tributario per le imprese, che si troverebbero così a "pagare il conto" dei risparmi fiscali concessi alle famiglie.
L'allarme è arrivato ieri da Giorgio Guerrini, presidente di Rete Imprese Italia, sigla che associa Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti. «Nella nuova versione del decreto sul fisco municipale – ha spiegato Guerrini – l'obbligo di riduzione alla metà dell'Imu per gli immobili produttivi delle imprese si è trasformato in una facoltà per i comuni, con un evidente rischio di aumento della pressione fiscale sulle imprese».
L'ipotesi è che sui fabbricati strumentali e sugli immobili posseduti da soggetti passivi Ires la nuova imposta municipale venga normalmente applicata ad aliquota piena, cioè al 7,6 per mille, che rappresenta un livello più alto dell'Ici attuale. Il tutto a meno che il consiglio comunale non deliberi di dimezzare l'Imu anche per le imprese. E sempre che non sia costretto – al contrario – ad aumentare il livello della tassazione sugli immobili, portando l'aliquota del nuovo tributo fino al 10,6 per mille, il livello massimo consentito dalla bozza di decreto. Se il mondo produttivo è preoccupato, per i proprietari privati – le persone fisiche che pagano l'Irpef – il risparmio non sembra in discussione. Gli esempi riportati nella tabella qui a destra sono stati elaborati partendo dall'ultima bozza di decreto e danno una prima indicazione. Per un bilocale tenuto sfitto in una grande città (65 metri quadrati, categoria catastale A/2 e rendita catastale di 672 euro), il risparmio fiscale va da 138 a 312 euro all'anno, a seconda dello scaglione di reddito in cui rientra il proprietario. Tecnicamente, questa è una casa «tenuta a disposizione», che oggi paga l'Ici e l'Irpef sulla rendita catastale maggiorata di 1/3, e che a partire dal 2014 avrà solo l'Imu.
Se invece la stessa casa è data in affitto, lo sconto si moltiplica: al posto dell'Ici si pagherà l'Imu ad aliquota dimezzata e al posto dell'Irpef ad aliquota marginale il proprietario potrà scegliere – già da quest'anno, se il federalismo andrà in porto – la cedolare secca, che cancella anche l'imposta di registro sul contratto. Il calcolo non è immediato, ma il risultato è chiarissimo. Con un canone di 800 euro al mese, grazie alla cedolare al 21% il proprietario risparmia da 162 a 1.794 euro all'anno.