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Cei: disastro antropologico, ci si fermi in tempo

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2011 alle ore 09:14.

«Siamo di fronte a un disastro antropologico: fermiamoci in tempo prima che degeneri ancora di più». Una frase tagliente pronunciata in mezzo ad un discorso molto pacato e attento a non dare spazi a forzature. Il segretario generale della Cei, Mariano Crociata, in due parole ha fornito la reale percezione dei vescovi verso l'andazzo della scena pubblica monopolizzato dal caso Ruby.

Il numero due della Cei ha ribadito quanto già detto dal suo presidente cardinale Angelo Bagnasco lunedì scorso aprendo i lavori del Consiglio Permanente ad Ancona, quando aveva lanciato un analogo allarme. Gli effetti del «disastro antropologico» sono diversi a seconda del ruolo che si ricopre: l'attuale situazione - ha detto - ha effetti e ricadute diverse a seconda delle responsabilità che ciascuno ricopre» e «la ricerca del bene ci riguarda tutti». Ora la Cei invita «a superare le risse, le guerre di tutti contro tutti», senza cadere in «partigianerie» e mantenere «pacatezza ed equità di giudizio, tanto più in un clima che, per ragioni oggettive, si fa più teso». Questo anche «per evitare che si compiano passi sulla spinta dell'emozione e prevalgano atteggiamenti non adeguatamente ponderati», ha osservato Crociata «invitare alla pacatezza non è lasciare marcire i problemi, ma guardare le cose con sforzo di oggettività, volontà di risolvere, ciascuno secondo le responsabilità che ricopre.

Non vedo contrapposizione tra indignazione e pacatezza. Finché la ricerca del bene del Paese viene strumentalizzata e resta tacciabile di essere una difesa di parte, si prolunga la difficoltà di prendere in mano la situazione». Il segretario generale della Conferenza espiscopale ha poi ribadito che nel Paese «c'è una questione morale, ma ci riguarda tutti». Per Crociata il concetto che la questione morale investe l'intero paese è la conseguenza del fatto che «la ricerca del bene comune coinvolge tutti, da chi ricopre alti ruoli istituzionali al cittadino comune». E un invito a chi sta al comando, sempre senza fare nomi: «Chi ha maggiori responsabilità ha un maggiore impegno a risultare esemplare nel suo comportamento, nella sua vita, affinché le giovani generazioni crescano secondo un modello di autentica riuscita morale». Massima prudenza anche nei confronti dell'ipotesi di elezioni anticipate: «Gli sviluppi di temi strettamente politici sono affidati agli attori responsabili dei meccanismi istituzionali. Tutti - ha aggiunto - siamo chiamati a seguire con senso civico l'evolversi della situazione per superare questo momento di difficoltà».

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