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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 23:39.
Un'invito alla calma e il dispiacere per lo spargimento di sangue e il caos - scatenato da presunti «infiltrati» - in cui è piombato l'Egitto. Ma anche la determinazione a non cedere il passo incoraggiando al tempo stesso una maggiore apertura alla libertà di espressione. Hosni Mubarak, classe 1928, al potere da trent'anni, ha parlato alla tv dopo mezzanotte per cercare di sedare la rivolta in corso da quattro giorni e arrivata al suo apice nel cosiddetto venerdì della rabbia. L'anziano leader ha chiesto di interrompere immediatamente gli atti di violenza e di sabotaggio, ha promesso riforme economiche ed ha detto di avere chiesto le dimissioni al governo.
«Da domani ci sarà un nuovo esecutivo», ha annunciato. Le violenze di queste ore, ha aggiunto Mubarak, sono un «complotto per destabilizzare la società». Il presidente ha sottolineato: «I nostri obiettivi non saranno raggiunti con la violenza, ma con il dialogo nazionale». Durante il discorso di Mubarak le proteste non si sono fermate e la folla radunata nelle strade del Cairo ha continuato a invocare la fine del regime.
Negli Stati Uniti la Cnn, la Abc, la Fox e le altre principali emittenti nazionali hanno trasmesso in diretta il discorso del presidente Mubarak, nel corso del quale il presidente ha detto di essere dalla parte degli egiziani, «pienamente consapevole della loro sofferenza», ha ribadito la volontà di «garantire la libertà di espressione, nel rispetto della legge e della costituzione» e ha annunciato le dimissioni del governo.