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No Pd-Udc-Fli, federalismo in bilico

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2011 alle ore 09:13.

L'opposizione resta sul Piave e le sorti del fisco municipale sono sempre più appese a un filo. A poco è servito l'invito di Umberto Bossi ad associarsi al giudizio positivo dall'Anci sul quarto decreto attuativo del federalismo. Un testo che è peraltro destinato a cambiare pelle per la quarta volta in sei mesi: il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, ha annunciato ieri di aver concordato con il suo collega della Semplificazione, Roberto Calderoli una serie di modifiche alla tassa di soggiorno per renderla più digeribile agli albergatori.

Dopo aver invitato l'intera maggioranza ad abbassare i toni il leader del Carroccio ha provato ieri a dare l'esempio ai suoi. Anziché rinnovare l'ultimatum «federalismo o morte», forte del via libera sostanziale dei sindaci al provvedimento che la bicamerale voterà giovedì 3 febbraio, Bossi si è limitato a sottolineare di guardare ai «comuni perché chi meglio di loro guarda ai propri interessi?». Chiedendosi a stretto giro «se i comuni dicono sì, come fanno i partiti a dire no?».
Il primo a replicargli è stato il primo cittadino di Torino, Sergio Chiamparino. Rimproverandogli di confondere «l'Anci con il Soviet supremo», il presidente dell'associazione ha ribadito che il giudizio dei comuni sul «federalismo municipale è un parere che non vincola nessuno» mentre «ai partiti spetta un compito più ampio che è quello di verificare gli effetti e la portata delle norme sulla vita dei cittadini e delle imprese». Tanto più che non tutti i municipi sono contenti per il compromesso raggiunto con il governo. Per il presidente di Legautonomie, Marco Filippeschi, «il nuovo testo non va incontro ai bisogni delle famiglie e alle esigenze tessuto produttivo locale».
Critiche a cui sono seguite quelle dei democratici e del terzo polo. Per il responsabile enti locali Davide Zoggia la riforma è «pessima» e le parole del Senatur sono «un ricatto ai comuni»; per il polo della nazione è toccato di nuovo al finiano Mario Baldassarri prendere posizione per il no: «Io sono un federalista e il provvedimento sul fisco dei comuni non é federalismo. Non me la sento di votarlo».

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Tags Correlati: ANCI | Federalismo | Idv | Lega | Legautonomie | Marco Causi | Marco Filippeschi | Michela Vittoria Brambilla | Pd | Riforma | Roberto Calderoli | Sergio Chiamparino | Silvio Berlusconi | Umberto Bossi

 

Più sfumato il giudizio della Cei. Il segretario generale della conferenza episcopale, monsignor Mariano Crociata, ha ricordato che «in ambito fiscale bisogna porre attenzione a che il federalismo non produca divari» tra una parte e l'altra dell'Italia. Laddove il premier Silvio Berlusconi ha ripetuto ieri un convinto «lo faremo», parlando di «una riforma storica che ridisegnerà il volto dello stato assimilandoci ai grandi paesi europei».
Per capire chi ha ragione e chi torto bisognerà attendere la prossima settimana. Martedì la bicamerale inizierà a esaminare i 65 emendamenti alla nuova bozza depositati ieri. Dal loro accoglimento, ma non solo visto che la Lega ha sempre considerato il sì al fisco municipale una condizione essenziale per proseguire la legislatura, dipenderà l'ultima parola dell'opposizione in vista del voto finale del 3 febbraio. Si partirà dal 15 a 15 riassunto nello schema qui accanto. L'incertezza maggiore riguarda l'Idv che non ha ancora sciolto la prognosi e che alla fine potrebbe, a sorpresa, astenersi. Per il resto, Fli insisterà sulla riduzione della cedolare secca al 19 e al 15% e su una corposa detrazione per gli inquilini. Dal canto suo il Pd batterà soprattutto sul tasto della perequazione. Espresso con tre proposte di modifica diverse, illustrate dal vicepresidente della commissione Marco Causi: una riguarda il fondo di riequilibrio che opererà fino al 2013 e prevede «una norma di garanzia sui tributi territorializzati prima dell'introduzione dei fabbisogni standard; le altre due pongono le prime basi di quel fondo perequativo che arriverà nel 2014 e sarà disciplinato da un decreto ad hoc. Accompagnati dalla considerazione che «il testo sta perdendo il suo carattere di riforma a medio termine ma si limita a pensare alla congiuntura».
Novità sono attese sulla tassa di soggiorno da 5 euro che centri turistici, città d'arte e unioni di comuni potranno introdurre dal 2011. Il ministro Brambilla ha chiesto di prevedere «esenzioni ed agevolazioni» per le strutture ricettive, destinare il gettito esclusivamente «agli investimenti per finalità turistiche e di valorizzazione del patrimonio artistico ed ambientale» e coinvolgere le associazioni di categoria in sede di attuazione. Tutte modifiche che, a suo dire, Calderoli avrebbe già accettato.

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