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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2011 alle ore 09:14.
Questione di giorni. E comunque «presto, prestissimo». I magistrati di Milano marciano a tappe forzate verso la conclusione delle indagini, tanto che la richiesta di processo-lampo per Silvio Berlusconi potrebbe partire già la prossima settimana e arrivare dal quarto piano del palazzo di giustizia al settimo, dove c'è l'ufficio del gip Cristina Di Censo. Il verdetto negativo della Giunta per le autorizzazioni della Camera, dunque, non influenza il lavoro dei pm. E anche nel caso di un eventuale conflitto di attribuzioni sollevato dal parlamento, il procedimento non sarebbe sospeso.
Le indagini. Il quadro accusatorio delineato da Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano, i pm che da mesi indagano sui festini a luci rosse di Arcore, è ormai delineato. Le indagini si avviano alla conclusione (per martedì è fissato l'interrogatorio di Nicole Minetti, consigliere lombardo del Pdl) e non si prevede la contestazione di nuovi reati oltre a quelli già noti di concussione e di prostituzione minorile. Non ci sono altri indagati, oltre a Berlusconi, Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora. Dunque, tutto è pronto per la richiesta di giudizio immediato, anche se la procura dovrà fare a meno di un passaggio fondamentale per l'inchiesta: la perquisizione dell'ufficio di Giuseppe Spinelli, tesoriere e uomo di fiducia del premier, elargitore materiale di un fiume di denaro verso le ragazze che partecipavano ai festini di Arcore. In quegli uffici, a Milano 2, gli inquirenti speravano di trovare nuove prove dei passaggi di denaro oltre a quelli già verificati nel corso delle indagini.
Doppio fronte giudiziario
Il gip avrà cinque giorni di tempo dalla richiesta di rito immediato per decidere se esistano prove evidenti sui reati contestati a Berlusconi. Per il premier, comunque, febbraio sarà un mese di battaglie giudiziarie. Il 28, infatti, riprenderà il processo Mediaset, che lo vede imputato di frode fiscale per i presunti fondi neri creati dalla società quotata in Borsa, attraverso la compravendita di diritti televisivi. Il Csm ha riapplicato su Milano per sei mesi i giudici che erano stati trasferiti ad altri incarichi. Il processo era stato sospeso il 19 aprile scorso in attesa che la Corte costituzionale si pronunciasse sul legittimo impedimento.