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Geithner assicura: il Congresso agirà per risanare i conti

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2011 alle ore 08:12.

Erano undici anni che un segretario al Tesoro americano non arrivava a Davos ma questa volta Timothy Geithner non poteva proprio mancare perché i mercati cominciano a essere nervosi sul debito Usa e un'operazione di rassicurazione era necessaria. Non a caso il segretario al Tesoro ha iniziato proprio dal debito: l'attuale situazione di bilancio statunitense è «insostenibile nel lungo periodo», ha detto Geithner, nel corso del World economic forum, sottolineando che gli Stati Uniti hanno necessità di delineare un cammino di sostenibilità credibile con prospettive su più anni.

Un segnale importante dopo il downgrading del debito del Giappone, l'annuncio che il deficit Usa ha raggiunto i 1.500 miliardi di dollari pari al 10% del Pil e l'annuncio di ieri di Moody's Investors Service secondo cui il tempo per mettere in negative outlook la tripla Aaa per i bond americani «si sta riducendo».

Geithner, 49 anni, che venne a Davos l'ultima volta come presidente della Federal Reserve Bank di New York, un "regolatore" come vien definito con sospetto dai banchieri a Davos, ora è sulla sedia che scotta. Doveva venire e rassicurare gli investitori in questo Wef diventato, per lui, una "conference" davanti agli operatori, i maggiori acquirenti dei suoi bond, cinesi in prima fila, che con 895,6 miliardi di dollari di obbligazioni a novembre sono il principale investitore straniero in Treasury bill americani.

«Il mood è cambiato a Washington - ha detto Geithner intervistato da Charlie Rose del network Pbs – e il processo bipartisan al Congresso per mettere il debito a un livello sostenibile inizierà presto». Geithner ha garantito che ora a Washington il Congresso (diviso nel controllo tra repubblicani alla Camera dei rappresentanti e democratici al Senato) è seriamente determinato a varare programmi di riduzione del debito e ha definito «poco ragionevole» (riferendosi indirettamente al premier britannico David Cameron che aveva appena parlato sempre a Davos prima di lui) chi mira a risanare i conti pubblici usando principalmente la scure sulle spese. «Questo non è ragionevole - ha detto - perché mette a rischio la crescita di medio-lungo periodo». Secondo il segretario del Tesoro è preferibile un approccio più graduale perché la «crescita è troppo debole per ridurre la disoccupazione». «Bisogna essere sicuri di non adottare misure che rischiano di pesare sulla ripresa», ha concluso con quella eterna faccia da studente da college ricordando che tra breve varerà un piano per il futuro delle società di mutui americani.

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Tags Correlati: Bank of America | Brian Moynihan | Charlie Rose | Conti pubblici | David Cameron | Davos | Federico Ghizzoni | Jamie Dimon | JPMorgan Chase | Ministero del Tesoro | Moody's | Pbs | Robert Diamond | Senato | Stati Uniti d'America | Timothy Geithner |

 

Poi continuando nell'opera di "seduzione dei mercati" ha detto che è aumentata la fiducia in una crescita economica sostenibile negli Stati Uniti. «C'è più fiducia che la crisi più acuta è alle spalle, negli Usa e a livello globale. C'è un'espansione più sostenibile, ma non è un boom».
E l'Europa? «L'euro resisterà. Non ho dubbi che l'Europa farà tutto il possibile per superare la crisi del debito e per creare una struttura che consenta a chi ha problemi di bilancio e di riforme di agire», ha risposto il segretario Usa al Tesoro.

Poi ha sferrato il consueto attacco "soft" alla Cina che non rivaluta lo yuan. «Alcuni paesi emergenti potrebbero trovare più facile combattere l'inflazione se allentassero i legami con il dollaro», ha detto ricordando però che l'inflazione a livello globale «non è in alto nella lista delle preoccupazioni», anche se alcuni mercati emergenti stanno sicuramente sentendo «delle pressioni» in questo campo.

Geithner si è poi confrontato con i ceo delle maggiori banche sugli effetti della riforma finanziaria che sta preoccupando i banchieri per i suoi effetti a favore dello shadow banking system. Geithner ha incontrato Jamie Dimon di JPMorgan Chase, Brian Moynihan di Bank of America, Peter Sands di Standard Chartered Plc's e Robert Diamond di Barclays Plc's. «Geithner ha concordato sulla necessità di una maggiore chiarezza nelle regole», ha riferito Federico Ghizzoni Ceo di UniCredit all'uscita della sessione.

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