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Si infrange il sogno della cinese Li Na, gli Australian Open sono di Kim Clijsters

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2011 alle ore 12:26.

Alla fine, il tanto atteso Slam cinese non c'è stato. La bella favola di Na Li si conclude, così, senza l'happy ending. Illuminata dai riflettori della Rod Laver Arena, la ragazza di Wuhan ha cullato il sogno per almeno un set, il primo, vinto per 6/3. Contro una Clijsters contratta, tesa, che stava annegando in un mare di errori gratuiti, l'ingresso del Celeste Impero nella storia del tennis sembrava a portata di mano. Ma l'illusione che teneva trecento milioni di cinesi incollati alla televisione sarebbe svanita, di lì a poco, come neve al sole.

Non lo sapevano ancora i connazionali della Li che stavano vivendo un sogno con la loro giocatrice padrona del campo e Kim allo sbando intenta a collezionare una serie negativa dopo l'altra. Dieci errori non provocati contro tre vincenti, il 53% di punti appena sulla prima di servizio, undici punti in meno sulla seconda. Una prima frazione nella quale, per la verità, nemmeno la sua avversaria stava brillando, solo sbagliava un po' meno di mamma Clisters e tanto bastava.

Poi, il ritorno di Kim, improvviso ma non inatteso, ridisegnava i rapporti di forza in campo. Non sarebbe bastata l'ostinazione di Li Na (come la tradizione cinese vuole si pronunci, in realtà, il suo nome), nè l'influsso astrale dell'imminente ingresso nell'anno del coniglio e nemmeno il profluvio di energie elargite da milioni di compatrioti incollati allo schermo. La Clijsters più potente, esperta e dotata di un maggiore ventaglio di soluzioni tattiche a sua disposizione avrebbe spostato la partita su altri binari. Passata in vantaggio per 4/3 nel secondo set, la campionessa belga avrebbe cambiato finalmente marcia, concedendo via via sempre meno chance alla rivale. E il 6/3 speculare a quello della prima frazione avrebbe, di fatto, posto fine alla lotta. I colpi vincenti saliti da 3 a 12, vera chiave di lettura dell'inversione di rotta di Kim suggellavano un risultato che non avrebbe tardato a concretizzarsi. Na Li, si era ormai smarrita e solo l'orgoglio e lo spirito da lottatrice le impedivano di crollare sul 4/1, riuscendo a limitare i danni e ad uscire, comunque, a testa alta dal centrale di Melbourne.

E infatti, sconfitta per 3/6, 6/3, 6/3, la simpatica cinese non perdeva il proverbiale sorriso, trovando perfino la forza di scherzare, ad incontro finito, calamitando ancora una volta gli scroscianti applausi di un pubblico che l'aveva adottata.

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Tags Correlati: Australian Open | Carlos Rodriguez | Justine Henin | Kim Clijsters | Li Na | Melbourne | Na Li | Pierre-Yves Hardenne | Serena Williams | Sport | US Open

 

Us Open, Masters, Australian Open come bottino degli ultimi cinque mesi. Con Serena Williams ancora ko, la sorella Venus ormai a mezzo servizio e la Sharapova quasi ex-giocatrice, la Clijsters è, ora, la vera dominatrice del tennis. Ma nel vederla soddisfatta e appagata, sollevare anche la coppa australiana, il pensiero non può non andare alla sua connazionale e grande rivale dei tempi passati, Justine Henin che proprio qui ha detto addio, con ogni probabilità in modo definitivo, al tennis.

Due giocatrici, due conterranee dai destini incrociati eppure contrapposti. Talmente diverse da sembrare l'una la versione ribaltata dell'altra. Come se uno specchio riflettesse le loro immagini capovolgendole. Due grandi tenniste, entrambe si sono ritirate ed entrambe hanno ripreso in mano la racchetta e sono tornate a calpestare i campi di mezzo mondo. Ma le somiglianze tra le belghe si fermano qui.
Francofona l'una, tanto da sembrare transalpina, adottata dal pubblico di Parigi quasi fosse una concittadina ( la loro "Jujù"). Fiamminga, l'altra, praticamente un'olandese con il passaporto belga. Geniale, talentuosa, magrolina la Henin, potente, solida, giunonica la Clijsters.
Tanto è solare, gioiosa, lineare Kim quanto ombrosa, complicata, problematica Justine. E se la nuova campionessa degli Australian Open è la correttezza fatta persona, una ragazzona aperta che bacia le rivali a fine partita invece di tendere semplicemente la mano, la ragazza di Liegi è sempre stata famosa per la scarsa lealtà (vera o presunta) nei confronti delle avversarie. Così facile da amare mamma Kim e così brava a suscitare antipatie la piccola Henin.

Perfino le vicende private delle due fuoriclasse segnano percorsi opposti. Introversa e fragile, Justine ha avuto una vita difficile. A soli 12 anni perse la madre ma, come in una favola al contrario, non trovò l'affetto nei fratelli e nelle sorelle e, meno che mai nel padre, con il quale arrivò, addirittura, a troncare i rapporti. Non le andò meglio con Pierre-Yves Hardenne, il marito che probabilmente si avvicinò a lei soltanto per interesse e dal quale si dovette separare poco tempo dopo il matrimonio. La Clijsters, invece, figlia di un famoso calciatore appare come una moglie raggiante, con marito al seguito e con tanto di bellissima bambina dai boccoli d'oro che si aggira per i campi durante le premiazioni, deliziando gli spettatori inteneriti.

Perché stupirsi, allora, se i rispettivi ritorni all'attività agonistica hanno avuto esiti ancora una volta opposti? È il destino delle due grandi tenniste belghe che si ripete. Kim è tornata alle gare decisamente più forte, realizzata a livello personale e affettivo, sgravata da ogni incertezza e ha vinto molto più di prima. Tre Slam e un Masters che hanno reso la sua seconda incarnazione tennistica decisamente più fruttuosa e importante della prima.
Justine è riapparsa (a parte paio di fiammate iniziali, l'ultima proprio a Melbourne) come il fantasma di se stessa. Soffocata da un'insicurezza che non è mai riuscita vincere, neppure con una carriera da superstar. Al punto che rimane indelebile l'immagine del suo sguardo che, dal campo, rincorrere continuamente quello dell'allenatore Carlos Rodriguez, come fosse una bambina smarrita alla ricerca del padre che non ha mai avuto. Una serie di infausti infortuni hanno fatto il resto, mettendo fine ad ogni sua ulteriore velleità. L' immenso, cristallino talento, da solo, a quel punto non bastava più.
Così tramonta la stella di una campionessa triste, straordinaria ma sfortunata mentre brilla più che mai l'astro di Kim che il destino volle meno talentuosa e più felice.

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