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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2011 alle ore 19:08.
E' l'attenzione ai dettagli che ha aiutato Sergio Marchionne a salvare la Fiat. Con lo stesso approccio il manager lavora al rilancio di Chrysler. Il Wall Street Journal nota però che Chrysler non ha ancora svoltato. Quella che un tempo era la terza casa automobilistica mondiale – una delle Big Three – oggi è la numero 6 sul mercato Usa, dietro non solo General Motors, Ford e Toyota ma anche Honda e Nissan.
Tra l'ammirato e il dubbioso, il Wsj punta i riflettori sugli sforzi di revival di Chrysler e sullo stile di management con cui Marchionne conta di trasformare l'alleanza Chrysler-Fiat in un produttore automobilistico globale da sei milioni di veicoli entro il 2014.
C'è un detto negli Stati Uniti, "Don't sweat the details" (letteralmente, "non sudare per i dettagli") che consiglierebbe di concentrarsi sui problemi principali e non stressarsi per quelli più piccoli. Non la pensa così l'ad di Fiat e Chrysler. Anche se non gli mancano i grandi problemi da affrontare, dalla difficile gestione delle relazioni industriali alla necessità di ridare lustro alla reputazione di Chrysler, Marchionne presta eccome attenzione ai dettagli.
Il mese scorso, racconta il Wsj, il manager italo-canadese era preoccupato per la maniglia della Dodge Charger e solo quando il problema è stato risolto la nuova auto ha auto il via libera. "Se davvero vuoi gestire un business, devi essere coinvolto a questo livello", sostiene Marchionne.
Il destino di Chrysler è così affidato a Marchionne e "alla sua attenzione per i dettagli". E' vero che questo approccio gli ha permesso di salvare la Fiat, ma – osserva il Wsj – "di tanto in tanto" può anche ritardare le decisioni, visto che Marchionne ha il doppio ruolo di ad Fiat e Chrysler e divide il suo tempo tra il Michigan e l'Italia.
Il suo concentrarsi sui dettagli alla Chrysler, fa notare il Wsj, "contrasta con quella dell'altro nuovo capo a Detroit, Daniel Akerson di Gm", che riconosce di non essere un grande esperto di automobili. Marchionne solleva qualche perplessità anche per l'alto numero di dirigenti che riferiscono direttamente a lui, 23 alla Chrysler e altri 25 a Torino.