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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2011 alle ore 13:49.

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Il 2010 ''è stato un anno record'' per le vittime civili in Afghanistan, un fenomeno che ha avuto ''conseguenze catastrofiche'' sulle comunità civili afghane. Lo sostiene il rapporto annuale dell'organizzazione Afghanistan Right Monitor. Dal primo gennaio al 31 dicembre 2010, sottolinea lo studio, «2.421 civili afghani sono stati uccisi e oltre 3.270 sono rimasti feriti in incidenti legati al conflitto in atto in tutte le regioni del paese, e questo significa che quotidianamente 6-7 persone non implicate nei combattimenti sono morte e 8-9 sono rimaste ferite».

Circa le responsabilità di questa situazione, l'ARM attribuisce ai «gruppi di opposizione armata», cioè agli insorti, il 63 per cento delle vittime, il triplo dei civili uccisi per errore dalle forze alleate (23 per cento) e oltre cinque volte quelli uccisi dalle truppe governative (12 per cento) mentre per il 4 per cento restante non è stato possibile determinare le responsabilità.
Complessivamente un quarto dei civili uccisi (639) e oltre la metà di quelli feriti (1.800) sono stati colpiti dagli ordigni artigianali degli insorti.

I dati diffusi da Afghanistan Right Monitor non sono certo nuovi e il rapporto dell'ong conferma i dati solo resi noti il 3 gennaio dal Ministero degli interni di Kabul il cui portavoce, Zemari Bashary, riferì di 9.381 afghani uccisi nel 2010. Tra questi ben 5.525 i talebani uccisi più altri 949 feriti, 821 soldati afghani (632 nel 2009) e 1.292 i poliziotti uccisi (2.477 gli agenti feriti). Secondo i dati ufficiali di Kabul la popolazione avrebbe sofferto l'anno scorso 2.042 morti e 3.750 feriti, il 20 per ceno più rispetto all'anno precedente : cifre che si differenziano da quelle diffuse da ARM ma che si bilanciano nel riportare un numero inferiore di morti e un maggior numero di feriti.


Con 6.716 attentati e attacchi degli insorti, il 2010 è stato l'anno più sanguinoso anche per le truppe alleate che hanno registrato 711 caduti, quasi 200 in più rispetto ai 520 del 2009.
A intensificare gli scontri ha contribuito anche il maggior numero di truppe alleate (salite ormai a 150 mila) e afghane (159 mila soldati e 130 mila agenti) che consentono un più ampio ingaggio degli insorti.

A proposito di rinforzi la Nuova Zelanda ha deciso di estendere per almeno un altro anno il dispiegamento delle sue forze speciali in Afghanistan, che doveva concludersi in marzo, ma il loro numero sarà' dimezzato, da 70 a 35. Lo ha annunciato il premier John Key, precisando che il contingente dello Special Air Service si occuperà di addestramento delle forze speciali afghane e completerà le attività operative tipiche delle task force di incursori. I neozelandesi hanno avuto un solo caduto e oltre alle forze speciali schierano in Afghanistan anche un Reconstruction Team, a Bamyan, di 140 genieri dell'esercito; un contingente la cui permanenza in Afghanistan verrà decisa nei prossimi mesi.

Il Parlamento tedesco ha votato a larga maggioranza il 28 gennaio l'estensione di un anno della missione in Afganistan. A favore hanno votato 420 deputati; 116 i contrari, 23 gli astenuti. I militari tedeschi resteranno cinquemila, schierati principalmente nel nord del Paese. Dove in nove anni hanno registrato 45 caduti.
Lo stesso giorno anche il Parlamento olandese ha approvato l'invio di truppe in Afghanistan a sei mesi dal ritiro della task force da combattimento di 2 mila soldati schierata nella provincia meridionale di Uruzgan.
Questa volta i militari olandesi, 545 tra soldati e istruttori di polizia, verranno schierati a Kunduz, al fianco dei militari tedeschi e con compiti esclusivamente di formazione e addestramento. Il governo di centrodestra guidato da Mark Rutte ha ottenuto il via libera alla nuova missione nonostante, secondo diversi sondaggi, il 68% degli olandesi non la approvi.
In nove anni di guerra i soldati olandesi uccisi sono 25, i feriti 140.
Gianandrea Gaiani

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