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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2011 alle ore 06:38.
MILANO
«Il futuro dell'euro? Non ho mai avuto dubbi sulla sua sopravvivenza, ma credo che per evitare crisi future sia necessario un coraggioso pacchetto di riforme». A parlare così è Guy Verhofstadt, ex premier belga e oggi capogruppo dei liberaldemocratici europei, alla vigilia di una riunione dei principali gruppi dell'Europarlamento per mettere a punto una posizione comune sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita. Occasione per riflettere sui temi di più stretta attualità comunitaria è la commemorazione di una figura di primo piano delle istituzioni europee, Tommaso Padoa Schioppa, organizzata dall'Università Bocconi di Milano.
Quali sono i principali nodi delle riforme in discussione?
Al momento sul tavolo c'è solo un pacchetto di misure sulla governance economica, all'esame di Consiglio e Parlamento europeo. Su questo punto il problema è la mancanza di automatismo che rende la riforma poco credibile: è ancora il Consiglio europeo, vale a dire gli stati membri, a dover avviare una procedura di infrazione contro un paese che non rispetta il Patto. Dobbiamo dare alla Commissione la possibilità di intervenire immediatamente, senza un pre-accordo in Consiglio, altrimenti questo non accade, lo so per esperienza diretta.
È possibile combinare stabilità e crescita in un periodo critico come questo? La Banca centrale irlandese ha appena dimezzato le previsioni di crescita all'indomani del varo di un piano di austerity...
Applicare il Patto di stabilità e quindi risanare il bilancio è una condizione imprescindibile per la crescita nel medio periodo, non credo che riforme coraggiose possano pregiudicare la crescita irlandese.
I leader europei stanno discutendo su come aumentare la disponibilità del fondo salva stati: un accordo è possibile?
Sì, e non è così rilevante decidere se aumentare l'ammontare o la possibilità di effettivo utilizzo. Quello che va riconosciuto, piuttosto, è l'enorme successo di entrambi i fondi di salvataggio europei (Esfs ed Esfm), di cui è prova il recente lancio sul mercato di 5 miliardi di bond (per il salvataggio dell'Irlanda, ndr). La mia conclusione pertanto è questa: perché non utilizzare lo stesso sistema per creare un mercato di eurobond che si faccia carico solo in parte dei deficit, in modo da far affluire ingente liquidità e abbassare i tassi di interesse di tutti i paesi? Il futuro è questo e anche in Germania si comincia a discuterne, anche se per creare un simile mercato servono alcune condizioni: un rischio "normale", tassi non più alti di quelli che oggi pagano i paesi con rating AAA e la possibilità di escludere i paesi che non adempiano agli obblighi del Patto.