Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 16:48.
Esortare i sostenitori del regime a realizzare la manifestazione del 2 febbraio. Questa la finalità dei tre sms che il governo egiziano ha imposto a Vodafone di inviare ai suoi abbonati, stando a quanto recita a la nota emessa ieri dalla filiale della compagnia telefonica. Sono quindi accuse ben definite e circostanziate, oltre che assai gravi, quelle inviate contro il presidente Mubarak, reo di aver ordinato l’utilizzo delle reti mobili dell’operatore per la sua opera di propaganda anti oppositori.
Nel testo del messaggio erano infatti precisati l’orario e il luogo in cui si sarebbe dovuto tenere l’evento e la cosa che fa specie è la seguente: inizialmente il servizio di messaggistica (al pari dei collegamenti a internet, ripristinati nella giornata di ieri) era stato sospeso proprio su richiesta delle autorità politiche egiziane, le stesse che, poi, avrebbero ordinato a Vodafone di riattivarlo giusto per il tempo necessario ad inviare i messaggi di cui sopra. Uno di plauso alle forze armate che si prendono cura del paese senza ricorrere alla forza, un secondo diretto ai nobili cittadini affinché proteggano la loro nazione e il terzo contenente alcune informazioni sulla manifestazione di massa pro-regime.
Da qui la protesta ufficiale della società, che rimarca come “inaccettabile” il comportamento adottato dall’esecutivo di Ahmed Shafiq, i cui poteri previsti dalla Telecom Act possono arrivare a costringere, in situazione di emergenza, gli operatori mobili Mobinil, Etisalat e Vodafone ad inviare messaggi agli egiziani, bypassando completamente la volontà dei carrier in questione e azzerando per questi la possibilità di modificare il contenuto degli sms. Una costrizione vera e propria dunque, sfociata in una presa di posizione forte contro Mubarak, che a quanto dice Vodafone, è ricorso all’uso coattivo della tecnologia sin dall’inizio delle proteste.