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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2011 alle ore 09:26.
Per noi europei, le immagini delle sommosse popolari in Nordafrica non possono non richiamare alla mente le rivolte per la democrazia in Europa orientale nel 1989. Ma la reazione della Ue non sembra improntata alla stessa passione e allo stesso entusiasmo di allora. Nel Mediterraneo, la Ue ha seguito per lungo tempo la strategia di puntare su regimi autoritari, per mantenere la stabilità e difendere la sicurezza dell'Europa, conservando al contempo un'attenzione di facciata per la democrazia e per i diritti umani. Ora il popolo tunisino e quello egiziano hanno dimostrato di prendere questi valori universali sul serio, più di quanto non facciano i leader europei, e la risposta della Ue fino a questo momento è apparsa esitante.
Naturalmente le insurrezioni in corso nel mondo arabo - e innanzitutto in Egitto - presentano dei rischi per l'Europa e per la regione. È impossibile prevedere come reagiranno all'improvvisa apertura dello spazio politico delle società turbolente e in rapida trasformazione, che hanno sofferto per decenni sotto regimi autoritari. Ma sappiamo che la strada della repressione, che la Ue ha tacitamente sostenuto, era basata su un'illusione. L'Europa deve approfittare di questo momento per dimostrare che crede nei principi che proclama, e per sostenere con tutto il suo peso le forze che si battono per un cambiamento democratico. In questo momento il miglior contributo che si possa dare agli sviluppi in corso in Egitto, in Tunisia e in tutto il Medio Oriente arabo non è mostrarsi prudenti, ma mostrarsi audaci.
Probabilmente non possiamo fare granché per influenzare la situazione in Egitto sul breve termine, ma dobbiamo dire con chiarezza che le relazioni future con questo Paese dipenderanno dal comportamento che seguiranno i suoi leader in questi giorni decisivi. Dobbiamo dire che siamo pronti a dare la nostra assistenza per facilitare la transizione alla democrazia, ma che la repressione e la violenza spingeranno la Ue a rivedere i rapporti commerciali e gli aiuti all'Egitto, a riconsiderare gli stretti legami esistenti con le élite politiche di quel paese. Soprattutto, dobbiamo prendere misure decisive per dimostrare che è finita l'epoca in cui guardavamo con paura ai cambiamenti nel mondo arabo. I leader europei devono dimostrare di essere consapevoli dell'importanza storica di questo momento, e sostenere le aspirazioni della gente a un sistema politico aperto ed equo.