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Appalti per il G-8: nel mirino i rapporti tra «don bancomat» e Ior

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 10:42.

Tra l'inchiesta di Perugia sulla cosiddetta cricca degli appalti per il G8 e gli altri lavori affidati alla Protezione civile e quella della Procura di Roma sullo Ior per la presunta violazione della normativa antiriciclaggio potrebbe esserci un legame. A sospettarlo sono gli inquirenti umbri, che intendono verificare se proprio la banca vaticana sia stato uno dei canali utilizzati dal sistema che l'imprenditore Diego Anemone e l'ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Angelo Balducci, avrebbero messo in piedi al fine di accaparrarsi gli appalti in questione in cambio di favori ed elargizioni a politici e funzionari dello Stato.

La collaborazione tra i magistrati delle due procure è già stata avviata da tempo e presto potrebbe portare a nuovi sviluppi investigativi. Il trait d'union tra le due indagini è rappresentato da don Evaldo Biasini, meglio noto alle cronache come "don bancomat". Sacerdote, 84 anni, economo dimissionario della "Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue di Cristo", Biasini è un amico di vecchia data della famiglia Anemone. È a lui che l'imprenditore si rivolgeva quando aveva urgente bisogno di contanti. Come nel caso dei 50mila euro che gli inquirenti sospettano Anemone abbia consegnato brevi manu il 23 settembre 2008 all'ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che ha sempre negato la circostanza.

Da una perizia sui file contenuti nelle pen-drive e nei dischi del pc sequestrati al missionario consegnata ai magistrati di Perugia lo scorso 23 dicembre è emerso che don Biasini era in grado di movimentare decine di milioni di euro l'anno. Una delle operazioni sospette riguarda 20 milioni movimentati in una filiale di Roma del Credito Artigiano. Vale a dire la medesima banca che segnalò agli investigatori della Banca d'Italia le operazioni sospette da cui ha preso il via l'indagine della Procura di Roma sullo Ior per violazione della normativa antiriciclaggio. Non solo. Proprio Don Biasini figura tra i beneficiari di operazioni bancarie sospette da parte dello Ior su cui sono in corso accertamenti da parte dei pm di Roma. In attesa di capire dove porterà l'attività investigativa, quello che è certo è che il missionario rappresenta una figura chiave degli intrecci tra la finanza vaticana e la presunta associazione a delinquere che pilotava gli appalti.

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Tags Correlati: Angelo Balducci | Angelo Zampolini | Banca d'Italia | Banca Vaticana | Claudio Scajola | Credito Artigiano | Depositi bancari | Diego Anemone | Evaldo Biasini | G8 di Genova | Guardia di Finanza | Guido Bertolaso | Perugia | Pietro Lunardi | Roma

 

È lo stesso sacerdote, negli atti allegati agli avvisi di conclusione delle indagini di Perugia, a definire l'attività finanziaria da lui messa in piedi «una specie di banca privata». Sono ben cinquanta i rapporti bancari su cui don Evaldo opera a titolo personale, a nome della Congregazione e per conto dello Ior. Tredici fanno riferimento alla sola banca vaticana: si tratta di depositi contanti in valuta, fondi di investimento, gestioni patrimoniali. Le carte depositate documentano su quei conti una vorticosa movimentazione di denaro, spesso destinato ad alcuni dei personaggi al centro dell'inchiesta. Al vaglio degli inquirenti c'è anche l'attività missionaria di don Evaldo.

Il sospetto, si legge in un rapporto della Guardia di finanza di Bolzano, è che «tramite i viaggi cosiddetti "umanitari" in Tanzania continui in realtà a portare denaro in contante di dubbia provenienza verso il paese africano». Tra gli atti depositati figurano poi le dichiarazioni di Angelo Zampolini, l'architetto che si sarebbe occupato delle elargizioni di Anemone ai politici che gli hanno consentito di accumulare in cinque anni ben 75 milioni di sole tasse non pagate. Per i pm Zampolini avrebbe acquistato case a Roma per Balducci e gli ex ministri Claudio Scajola e Pietro Lunardi.

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