Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2011 alle ore 08:12.
BUENOS AIRES. Dal nostro corrispondente
Ci fosse ancora, sbucherebbe dal fondo remoto del corridoio di casa sua per dire «disculpen mi ignorancia... perché multate gli economisti che non sono d'accordo con voi»? Ci fosse ancora, magari solo per un giorno, l'immenso Jorge Luis Borges userebbe la sua inarrivabile ironia per porre la più semplice delle domande.
Ci fosse ancora, 25 anni dopo la sua morte, non si scomporrebbe di fronte alla più improbabile delle trovate del governo argentino: sanzionare con 500mila pesos di multa (95mila euro) gli istituti di ricerca economica che non forniscono informazioni sulla metodologia adottata per calcolare l'inflazione. Disse davvero, «disculpen mi ignorancia», scusate la mia ignoranza, davanti a una pattuglia di giovani giornalisti.
L'oggetto del contendere è, neanche a dirlo, il risultato finale: il governo dice che i prezzi, nel 2010, sono saliti del 7,7%, gli istituti di ricerche economiche indipendenti pubblicano statistiche con un dato 4 volte superiore, vicino al 33-34 per cento.
Lui, Borges, forse avrebbe tessuto una trama simbolica e lasciato indovinare ai lettori una realtà atroce o banale. Quaggiù, poco lontano dalla Fin del Mundo, succede qualcosa di strano: l'Indec, istituto statistico nazionale, omologo all'Istat, rilascia dati di contabilità nazionale accreditati come affidabili. Un'eccezione riguarda l'inflazione: «Sotto controllo e non superiore all'8-9% annuo».
Qualsiasi massaia, scontrini alla mano, dimostra il contrario. Gli economisti indipendenti confermano. Da qui lo scontro tra governo e istituti di ricerche economiche.
I listini aumentano in maniera incontrollata anche se i tempi dell'iperinflazione, negli anni Ottanta, restano obiettivamente lontani. Venti, venticinque anni fa, l'inflazione superava il 500% all'anno e generava fenomeni surreali: i manager chiedevano ai dipendenti dei supermercati di cambiare 3-4 volte al giorno i cartellini di migliaia di prodotti esposti.
Non siamo tornati all'incubo di una Repubblica sudamericana di Weimar, ma di certo l'Argentina si contende con Venezuela e Congo il primato di paese con la più alta inflazione al mondo.