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I malumori della base in onda con la sordina

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2011 alle ore 08:10.

«Pa-da-nia li-be-ra», scandisce il radioascoltatore. «Speriamo», smorza la conduttrice.
Mezzogiorno di fuoco, ieri a Radio Padania: il nemico è la sinistra («ha fatto una campagna di disinformazione», dice Nicola) e anche Silvio non è che vada poi più così tanto bene («se fosse un po' più umile e non pensasse di essere appena sotto Dio, governerebbe altri cento anni», suggerisce Marco). E, a quell'ora, non si è ancora saputo della bocciatura da parte del presidente Napolitano del decreto sul federalismo fiscale municipale. Benzina nelle viscere della Lega, pronta a propagarsi attraverso i microfoni della radio di Via Bellerio. Alle tre del pomeriggio, annuncia un comunicato stampa, è previsto il filo diretto di Roberto Calderoli con il popolo della Lega. Proprio lui: l'estensore della misura, il plenipotenziario di Bossi per la tessitura delle alleanze, che però si è rivelata incompiuta. Il dirigente che, sull'ipotesi di andare al voto in caso di insabbiamento della riforma federale, pochi giorni fa ha sfidato il ministro degli Interni Roberto Maroni. Calderoli è l'uomo del momento, per la politica italiana ma anche per i militanti che gradirebbero magari parlare con lui. Invece, no. A differenza di quanto annunciato, non c'è alcun intervento dei radioascoltatori.
Un minuto dopo le quattro. Mandata in onda la pubblicità della «vaschetta da bagno linea Oceano, comprala, è un prodotto interamente italiano», il programma inizia. Per quasi un'ora il ministro va a ruota libera. «Tremonti ha parlato di un albero storto che da oggi si raddrizza. Io aggiungo che, grazie ai costi standard, raddrizzeremo pure l'albero dell'amministrazione centrale dello stato, perché il pesce puzza dalla testa». E, poi, via con l'Imu e con l'Ici che giammai ritornerà. Poi sostiene che, in bicameralina, «non c'è stata alcuna bocciatura del decreto, ma è stato soltanto respinto il parere del relatore. Una interpretazione diversa, quella di Napolitano». Il ritorno in parlamento della misura? «Quando uno ha un buon prodotto in mano, bisogna andare in parlamento. E questo è un buon federalismo». Addirittura, sul passaggio parlamentare, «io l'avevo detto prima di Napolitano». In parlamento, naturalmente, con il voto di fiducia su eventuali nuovi testi, suggerisce Calderoli. Quindi, vai con il debito pubblico e con gli aeroporti e i poligoni da privatizzare.

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Tags Correlati: Elezioni | Gregorio Inferiore | Pa-da-nia | Pubblica Amministrazione | Radio Padania Libera | Roberto Calderoli | Roberto Maroni

 

Alla fine della pausa pubblicitaria, un claim annuncia che «Radio Padania Libera ascolta la gente e parla con la gente». Insomma, ieri non del tutto. E, poi, mentre di sezione in sezione si sparge la voce che il presidente della repubblica ha imposto uno stop secco al federalismo, il ministro della semplificazione normativa spiega ai microfoni di avere tagliato 430mila leggi, che il Lazio ha più avvocati della Francia e che il sito del ministero, www.semplificazionenormativa.it ha buone banche dati.
Dopo che Calderoli è andato via, il tappo viene tolto. Nella trasmissione "Che aria tira" emergono le voci dal sottosuolo padano. Primo obiettivo, il presidente della repubblica. Massimo da Gregorio Inferiore: «Napolitano si rispetta in quanto capo dello stato. Ma non dimentichiamoci che è un comunista». Secondo obiettivo, Berlusconi. Ida dalla provincia di Vicenza: «Andiamo al voto. Anche a Silvio non frega niente del federalismo». La base è sfibrata. Piero da Como: «Il nostro Umberto dovrebbe ritirare la delegazione dal governo. Dimettiamoci da tutti i consigli comunali e regionali. Lasciamo fare a loro. Siamo stanchi».
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