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Fini: con Berlusconi non si possono fare le riforme

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2011 alle ore 15:54.

Il presidente della Camera Gianfranco Fini chiude la porta al premier. Con Silvio Berlusconi, in questo clima, è impossibile fare riforme condivise. Lo ha detto il leader di Fli, intervenuto al convegno su Pinuccio Tatarella. Il Pdl è privo di un'identità politica. Secondo Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl a Montecitorio, Casini e Fini stanno facendo «un tragico errore: quello di mutuare da Bersani catastrofismo, moralismo e antiberlusconismo». Gaetano Quagliarello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato, ha messo in evidenza come «da parte degli esponenti dell'opposizione, e in particolare di Futuro e Libertà, si assiste al tentativo di segnalare la propria esistenza cercando di seminare zizzania nel Pdl e di metterne in discussione il leader, l'identità e la classe dirigente». Per il Pd arriva la replica di Massimo D'Alema, intervenuto in un convegno promosso dall'università La Sapienza di Roma: «Berlusconi resta a palazzo Chigi per proteggersi dai pm». «Noi dobbiamo superare il berlusconismo ritornando a parlare di riforma della forma costituzionale e del funzionamento dello Stato. Per questo c'è bisogno di un progetto costituente sostenuto da un arco di forze».

Serve una cultura politica comune. Fini ha ricordato che Tatarella, esponente dell'area moderata di An, scomparso nel '99, «ricercava un comun denominatore» perché capiva che «trovare un punto di accordo rappresentava il superamento di una divisione». Ma Berlusconi, ha ricordato Fini, «fece saltare il tavolo della Bicamerale dalla mattina alla sera per non fare riforme condivise, perché ha una concezione della politica muscolare e antagonista. La Bicamerale avrebbe reso possibile il superamento della fase in cui l'altro è necessariamente antagonista». «Tatarella - ha proseguito il presidente della Camera - diceva che non era sufficiente la legge elettorale, ma essenziale acquisire una cultura politica comune altrimenti la democrazia dell'alternanza diventa oriazi contro curiazi, mors tua vita mea. Ciò che unisce è più importante di ciò che divide: solo un analfabeta della politica non lo capisce e pensa a chissà quale inciucio». Per Fini «Berlusconi non capisce che siamo in una fase post ideologica» e così «è impossibile fare riforme e individuare obiettivi. In una fase così difficile è possibile che il governo non faccia che insultare le opposizioni?». Secondo Fini, al Pdl manca «un'identità culturale e politica e il rischio è la disaffezione dei cittadini. Un paese come il nostro - ha concluso il presidente della Camera - non penso possa permetterselo».

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La replica su riforme e sondaggi. «Berlusconi dice che impedivo di fare certe riforme? Beh, mi attribuisce un merito», ha detto Fini, parlando delle riforme sulla giustizia. Portando l'esempio del processo breve. ha spiegato: «Quando si parla di processo breve si dimentica di dire che la riforma che voleva Berlusconi non metteva in discussione i tempi, ma era la volontà di cancellare tutto un contenzioso, negando il principio che la legge è uguale per tutti. Tutto questo per un suo interesse. Nessuno è contro il fatto che un processo possa essere breve, ma si discuteva di un'altra cosa».
«Tranquillizzo Berlusconi – ha detto poi Fini –. I sondaggi ci danno allo 0,01%...». Così il presidente della Camera ha risposto a Silvio Berlusconi che ha detto che Fli è ferma all'1,6%. «Al di là delle battute - ha aggiunto Fini - è triste notare che ripete in maniera sempre più stancante le stesse cose per distogliere gli italiani dalle altre cose, in modo particolare il fallimento del suo governo».

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