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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2011 alle ore 08:12.
L'Expo spiegato ai milanesi è più affascinante di come le circostanze, procedurali e progettuali, l'avevano dipinto finora. Innanzitutto ha una bella colonna sonora nei titoli di testa, "Impressioni di settembre", suonata e cantata sul palco del teatro Dal Verme dalla Pfm che, come vedremo avanti, non vuol più dire Premiata Forneria Marconi. Poi registra una convergenza di vedute tra l'Economista e l'Attore, ossia tra Mario Monti e Antonio Albanese, che con diverse modalità e stili sono stati i mattatori del primo incontro divulgativo sul mega-evento del 2015.
«Mi sento di appartenere alla stessa scuola di pensiero di Albanese – ha detto l'ex commissario europeo, presidente della Bocconi – quando racconta che la scadenza dell'Expo ci obbliga a pensare al futuro. Ecco, in questo senso sarebbe stato auspicabile expoizzare l'Italia». E per non essere troppo retorici in una giornata ancora di festa, il professor Monti ha invitato la città ospitante ad essere soprattutto in linea con il manifesto del suo programma, "Nutrire il pianeta. Energia per la vita": «Sarebbe un esempio di non perfetta coerenza se, essendo la sfida dello sviluppo sostenibile uno dei temi centrali dell'Expo, Milano venisse poi percepita come una città che porta con sé la tara dell'inquinamento, che è ancora uno dei punti deboli della città». Basteranno le domeniche senza traffico, compresa quella di oggi, per conquistare e consolidare una sostenibilità a misura di Expo? Difficile se, come ha evidenziato il presidente della provincia, Guido Podestà, il prossimo blocco milanese non sarà coordinato con quello dei comuni dell'hinterland, «perché se è vero che a Milano vivono 1,3 milioni di persone, è altrettanto vero che nelle città interno ne vivono 1,8».
Già in passato il capoluogo lombardo, ha ricordato Monti, aveva perso occasioni importanti di internazionalizzazione istituzionale. Negli anni 50 avrebbe potuto ambire, perché no?, a ospitare il primo nucleo di integrazione europea e alla fine degli anni 80 avrebbe potuto fare lo stesso come sede della Bce. L'Expo ripagherà parzialmente le ambizioni del capoluogo lombardo e potrebbe culminare, come ha suggerito l'oncologo Umberto Veronesi, con una "Carta di Milano" «che diventi il punto di riferimento globale nella lotta contro la fame nel mondo». Un'idea subito definita «buona e affascinante» da Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015, che ha scandito la tabella di marcia dei lavori a venire, e ha chiarito che cosa resterà al territorio una volta spenti i riflettori della manifestazione: un parco tematico, la cittadella tecnologica e dei media, un quartiere residenziale e il centro di sviluppo sostenibile: «Sono un inguaribile ottimista, ma noto che gli umori nei confronti dell'Expo stanno migliorando».