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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2011 alle ore 07:39.
La compartecipazione Iva punta decisamente a Nord. Anche l'analisi del gettito per provincia, cioè secondo il metodo individuato dall'ultima versione del decreto sul federalismo municipale, conferma la geografia squilibrata del gettito, che premia soprattutto i grandi centri nelle regioni settentrionali e si riduce al lumicino nelle province calabresi, campane e sarde.
Il gettito provinciale è l'unità di misura individuata dal provvedimento, che in pratica prevede un meccanismo in tre tappe: si fissa l'aliquota nazionale di compartecipazione, tale da garantire ai comuni i 2,8 miliardi che nelle versioni precedenti del testo erano assicurate dalla devoluzione di una fetta di Irpef, si applica l'aliquota al «gettito Iva» della provincia e, all'interno di ogni provincia, si redistribuisce il tutto ai comuni in proporzione al numero di abitanti. I numeri nella tabella qui sotto stimano la dote che ogni comune potrebbe ricevere sulla base dell'Iva dichiarata nel 2008 (ultimo anno di cui si hanno al momento le analisi provinciali). Dietro a Milano e Roma, «fuori quota» con 201 e 162 euro per abitante, la classifica divide l'Italia nettamente in due: in alto il Nord e in basso il Sud, con Crotone, Caserta e Cosenza che si piazzano a livelli anche 100 volte inferiori rispetto alle città di testa.
Per capire a fondo gli effetti reali della nuova compartecipazione, in realtà, andrà chiarita meglio quale sarà la base delle risorse da distribuire ai sindaci. Il testo parla di «gettito Iva» ma questa espressione non è delle più lineari. Le analisi delle Finanze indicano come «competenza giuridica» Iva un importo che, nel 2007 (ultimo dato disponibile con il dettaglio provinciale) era di circa 120 miliardi, e gli stessi tecnici del dipartimento confermano che la norma indica «il gettito iscritto nel bilancio dello stato».
Il problema è che quei soldi lo stato non li ha, perché rimborsi, compensazioni e trasferimenti all'Ue riducono la competenza giuridica a 80 miliardi circa. Nel caso dell'Iva, il gettito netto così ottenuto è quello che l'Istat inserisce nel Pil: nel 2010 il gettito lordo è calato rispetto al 2009, mentre quello netto è cresciuto, a causa proprio della stretta sulle compensazioni. Se allora la base di calcolo è l'Iva «netta», cioè quella su cui effettivamente lo stato può contare, l'aliquota di compartecipazione si alza intorno a quota 3,5%.