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Regioni Spaccate sul riparto dei fondi 2011

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2011 alle ore 07:39.

Sei diverse proposte in campo per spartire tra le regioni la torta dei 106,5 miliardi da destinare nel 2011 all'assistenza sanitaria pubblica. È partita tutta in salita ieri la no-stop di tre giorni che fino a mercoledì vedrà impegnati i governatori nella spinosissima partita che avrà un effetto decisivo nell'anticamera del federalismo fiscale applicato alla sanità: i costi standard di asl e ospedali, che scatteranno nel 2013 proprio sulla base dei risultati del 2011.

Ieri i governatori sono arrivati spaccati al vertice. Sul piatto soprattutto l'asse del sud che chiede di abbandonare il criterio di riparto fondato sull'età della popolazione, che lo sfavorirebbe, per considerare anche il "fattore deprivazione", vale a dire indici che considerino le situazioni di disagio socio-economico. Come non avviene ancora una volta con la proposta del ministero della Salute, che in parte piace solo a Veneto, soprattutto, e Lombardia e Lazio. Nel mezzo, ben sei proposte su cui ieri le regioni hanno cominciato a confrontarsi, affidando in serata agli assessori il compito di cercare una sintesi. Per mediare tra posizioni che in maniera bipartisan – centrodestra o centrosinistra – dal nord al sud spaccano i governi locali. Con i governatori di centrosinistra però più disponibili ad accogliere almeno in parte le proposte delle regioni del sud.

Oggi i governatori riprenderanno il tavolo politico. La speranza è di chiudere entro domani, per arrivare giovedì in conferenza stato-regioni. Altrimenti, senza intesa ancora per un mese, si procederebbe d'ufficio con la proposta del governo. Un pessimo segnale di spaccatura tra le regioni al primo esame pre-costi standard e proprio all'avvio dell'esame in parlamento dello schema di decreto sui costi standard.
Dei 106,5 miliardi per il 2011, la posta in palio effettiva per il riparto riguarda i 103,9 miliardi del cosiddetto fondo indistinto per l'erogazione dei Lea (i livelli essenziali di assistenza). Le sei proposte (di Sicilia, Calabria, Veneto, Basilicata, Umbria, Emilia Romagna) avrebbero effetti differenti al momento del riparto dei fondi tra le regioni. Con un mix più o meno sensibile del "fattore deprivazione" (e della sua eventuale gradualità), da applicare soprattutto alla spesa ospedaliera, ma tenendo sempre in campo come fattore principale l'età della popolazione. Soltanto il Veneto propone apertamente di continuare a considerare esclusivamente l'età della popolazione, dando anzi più peso agli ultra 75 enni. Gli spostamenti di risorse da una regione all'altra andrebbero da un massimo di perdite di 231 milioni per la Lombardia (proposta della Calabria) a un guadagno massimo di 157 milioni per la Campania (proposta della Sicilia).

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Tags Correlati: Calabria | Campania | Lombardia | Ministero della Sanità | Ospedali | Sicilia | Veneto

 

Partita difficilissima. Che le regioni del sud hanno arricchito recentemente contestando le modalità di calcolo dei fondi per la mobilità degli assistiti verso il nord. Mentre la Campania ha chiesto di dare peso anche alla disabilità. E al nord qualcuno ha rilanciato: perché non considerare (e pesare) anche l'inquinamento atmosferico tra le cause della maggiore spesa per la salute? Oggi i governatori cercheranno almeno di avvicinarsi alla prima quadratura del cerchio: fare in modo che nessuna regione perda rispetto al 2010. Un'impresa quasi disperata allo stato delle cose: soprattutto se si considera che, dopo la manovra estiva, i fondi rispetto al 2010 sono cresciuti solo dello 0,8%. Con quasi 800 milioni che mancano all'appello tra superticket per la specialistica coperto solo fino a maggio e la cancellazione delle risorse per la non autosufficienza.

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