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Secondo Petraeus la missione non è ancora compiuta. Anzi è appena cominciata

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2011 alle ore 22:47.

Mentre il mondo guarda con preoccupazione e speranza alle rivolte popolari in Egitto e al vento anti-autoritario che potrebbe cambiare la mappa del Medio Oriente, il generale americano David Petraeus ricorda con un'intervista al Financial Times che, a più di nove anni dall'avvio, la missione afghana non è ancora compiuta. Anzi è appena cominciata. Gli alleati degli Stati Uniti però contano i giorni che mancano al 2014, la data prevista per il passaggio di consegne al governo afghano.

Un altro surge in Afghanistan (di Christian Rocca)

Vittime in Afghanistan, 2010 anno record (di Gianandrea Gaiani)

Che ci fanno gli aerei radar della Nato in Afghanistan? (di Gianandrea Gaiani)

Il generale Petraeus fa notare che sono passati soltanto quattro o cinque mesi da quando gli americani hanno iniziato ad applicare sul campo la nuova strategia politica, sociale e militare. In guerra la fretta non aiuta. I calendari decisi nelle capitali occidentali non sempre sono sincronizzati con quelli di Kabul.

Secondo Petraeus, titola il giornale della City, il trionfo è a portata di mano. Ma proprio per questo motivo sarà molto difficile per il presidente Barack Obama rispettare l'impegno di ritirare un numero consistente di soldati già entro il luglio di quest'anno. Gli alleati dell'America non saranno molto contenti. Ma Casa Bianca e Pentagono hanno sempre specificato che il rientro delle truppe americane dipenderà dalla situazione sul terreno, più che dalle promesse politico-elettorali di Washington.

Il generale David Rodriguez, capo del Joint Command della missione Nato Isaf, ha spiegato che in posti relativamente calmi come Herat, dove sono dislocati gli italiani, la riduzione della presenza militare è possibile. In altre zone, come intorno a Sangin, non si è ancora visto alcun miglioramento.

I segnali di progresso ci sono, a cominciare dall'indebolimento strutturale dei talebani, fino al miglioramento dell'informazioni ricevute dall'intelligence, ma la chiave per il successo è la capacità delle nuove forze di sicurezza afghane di difendersi da sole, senza l'aiuto degli alleati.

Qui interviene Petraeus, il teorico della moderna dottrina di counter-insurgency, l'autore del manuale di campo per le truppe americane impegnate nella guerra asimettrica, lo stratega del surge politico e militare che ha salvato l'Iraq dal caos. Petraeus ha dato due interviste. Una allo stesso giornalista di Rolling Stone che la scorsa estate aveva costretto il suo predecessore Stanley McChrystal alle dimissioni da comandante delle forze armate in Afghanistan.

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Vittime in Afghanistan, 2010 anno record

Il 2010 ''è stato un anno record'' per le vittime civili in Afghanistan, un fenomeno che ha avuto

Tags Correlati: Accordi e joint ventures | Barack Obama | Christian Rocca | David Petraeus | David Rodriguez | Forze Armate | Hamid Karzai | Joint Command | Kabul | Medio Oriente | Nato | Rolling Stones | Stati Uniti d'America | Università di Princeton

 

Il generale che ha studiato a Princeton è stato meno ingenuo del collega McChrystal e il lungo articolo non ha creato alcuna polemica. Nella chiacchierata con il Financial Times, ha annunciato invece che triplicherà gli sforzi di questi mesi per addestrare le reclute delle nuove forze di sicurezza afghane, ma anche per coinvolgere nel processo intere comunità afghane. Il modello è quello del surge iracheno. Nel 2007, Petraeus riuscì a mobilitare la popolazione locale nella difesa attiva del territorio e della comunità. La parola d'ordine, in Iraq come in Afghanistan, è "sicurezza". I vecchi saggi dei villaggi sono d'accordo, dice il generale. Più diffidente sembra il presidente Hamid Karzai.

Petraeus ha preso il comando della guerra in Afghanistan nel luglio scorso. Da allora il programma contro la guerriglia talebana è stato avviato in 17 villaggi e ha addestrato 3.100 soldati locali. Il nuovo progetto, in attesa di approvazione a Kabul, prevede l'estensione del programma ad altri 40 siti dislocati in ogni regione del paese in modo da aggiungere entro la primavera altri 4.500 afghani in uniforme.

La strategia di Petraeus punta sulla pacificazione del territorio, ma questo è soltanto il pilastro militare della missione afghana. Come hanno scritto gli analisti militari Frederick e Kimberley Kagan nel recente rapporto Defining Success in Afghanistan, la vittoria americana a Kabul si misura sulla fondazione di un ordine politico, di una situazione di sicurezza e di una forza di difesa locale che siano stabili, funzionali e capaci, con un sostegno internazionale fortemente diminuito, di evitare che l'Afghanistan torni a essere un rifugio sicuro per le organizzazioni terroriste.

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