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Il Terzo polo fa quadrato. Pezzotta: «Basta voltarsi indietro». Lanzillotta: «Noi alternativi a Pd e Pdl»

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2011 alle ore 19:20.

Alla vigilia dell'assemblea costituente l'aria che tira in Futuro e Libertà non è delle migliori, al di là dei casi personali sembra che i nodi siano venuti al pettine tutti ora. A cominciare dalla questione alleanze, che di fatto non esclude la possibilità di intese con il centrosinistra, ipotesi indigesta per esponenti e intellettuali legati al presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Ma nel Terzo Polo, dice Ferdinando Adornato (Udc), «siamo tutti concordi nel ritenere che ora servirebbe un governo che governi, con un passo indietro di Silvio Berlusconi. Tutti pensiamo che se questo non è possibile allora è meglio andare a votare, nel qual caso l'offerta politica per gli italiani muterà: non ci saranno solo due poli ma tre». Quindi nessun intesa con il centrosinistra? «L'ipotesi di un'alleanza costituente, quella che viene definita la 'santa alleanza' non è un nostro progetto. Abbiamo sempre detto che di fronte a situazioni oggi imprevedibili di traumi istituzionali tutto può essere preso in considerazione, ma non nell'attuale dinamica politica».

Linda Lanzillotta (Api) è sulla stessa linea: «Il terzo polo è tale perché propone di rompere lo schema di contrapposizione bipolare e di offrire un nuovo progetto politico». Perciò, sottolinea l'ex ministro del governo Prodi, «un conto è ipotizzare, nel caso di un precipitare della situazione politica, una fase di emergenza e di governo di larghe intese. Altra cosa, che non mi sembra minimamente all'ordine del giorno, è un'alleanza con la coalizione di Pd e Idv che è fuori dall'orizzonte delle cose oggi reali».

Anche per Marco Calgaro (Api) in questa fase allenze fuori dal terzo polo ne vanno fatte «il meno possibile». Ma se proprio servissero, allora «tutti insieme decideremo in base ad alcune caratteristiche precise» come realizzarle. La linea guida che l'esponente Api suggerisce è «non con la lega e non con la sinistra radicale», in caso di intese locali con Pd o Pdl.

Il «problema vero» della politica italiana, secondo Savino Pezzotta (Udc), «è che siamo usciti dal '900 e non ce ne siamo accorti, perché continuiamo a ragionare con categorie superate. Chi può oggi dire che uno è di destra e uno di sinistra? Adesso si ragiona su progetti politici».

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Tags Correlati: Api | Ferdinando Adornato | Gianfranco Fini | Idv | Marco Calgaro | Partiti politici | Pd | PDL | Savino Pezzotta | Silvio Berlusconi | Udc

 

Insomma il Terzo polo di fronte ai nervosismi in Futuro e Libertà serra i ranghi.«Tensioni significative» nel partito dell'alleato Fini Adornato non ne vede. Anche perché «rispetto alle divisioni a cui siamo abituati nei due poli mi sembra che nel Terzo viga un'armonia straordinaria». Pure Pezzotta minimizza: «la nostra è un'alleanza allo stato nascente, in fasi come questa che ci siano delle tensioni è naturale, mi sarei meravigliato del contrario».
Per Lanzillotta quello che sta accadendo in Fli è «è una discussione molto profonda, tormentata, di ridefinizione di un partito che viene dalla destra storica, che ha fatto parte di un progetto totalmente fallito e oggi deve ricomporre la sua identità in termini programmatici e di prospettiva politica». Calgaro crede sinceramente «che Fini sia convinto del progetto del Terzo polo». E pensa «che tra quelli che lo seguono ci siano persone più vicine per cultura e stile alla nostra progettualità e altre più lontane, che appartengono a una destra storica». Quello che serve, indica è «un lavoro di confronto rispettoso per poi arrivare a una sintesi che configuri un partito moderato e riformatore».

Le inquietudini tra i futuristi per ora sembrano non contagiare gli alleati di Fini, tutti molto attenti a non ripetere quelli che considerano gli errori compiuti nelle precedenti esperienze politiche di coalizione. Anche perché le discussione interne a un partito sono cosa diversa dalle dispute nell'intesa. «Abbiamo in mente di fare durare il Terzo polo nel tempo», promette Adornato. Che precisa: «Non abbiamo la convinzione che partiti, poli o alleanze possano nasce in un pomeriggio, a tavolino per un'intesa fra nomenclature. Il nostro è un percorso che continuerà. Costruire una coalizione seria, capace di governare richiede fatica, tempo, impegno. E noi non intendiamo questa costruzione come una cosa superficiale o di facciata».

Anche Linda Lanzillotta pensa che sia necessario «andare con gradualità e stare alle cose concrete». Il primo punto? «Il profilo programmatico, l'agenda economica e sociale ma anche di valori nazionali sui quali abbiamo fatto un'assemblea a Todi dove c'è stata una larghissima convergenza di vedute». E poi il Terzo polo se non rivendicasse «la sua autonomia e la sua originalità di progetto» non farebbe «un buon servizio alla rottura di questo blocco bipolare che ha condizionato l'Italia negli ultimi 15 anni».

Ma nulla esclude che le tensioni in Futuro e Libertà possano contagiare, per impronta politica opposta, anche Api che arriva da una tradizione di centrosinistra e ora deve gestire l'allenza con un partito di centrodestra che ha origini nella destra sociale. Il problema, spiega Marco Calgaro è il progetto. «È evidente che noi non stiamo costruendo un progetto di destra, stiamo costruendo un progetto moderato e riformatore e a questo mi attengo». Agli alleati suggerisce: «Sul programma dovremmo cercare di non ripetere l'errore che abbiamo fatto con la Margherita quando è nato il Pd, cioè quello di continuare a fare convegni in cui ciascuno dice ciò che gli pare, a volte cose molto contrastanti, senza arrivare mai a sintesi».
Insomma, indica Calgaro, quello che serve è «un attento lavoro di approfondimento culturale e programmatico proprio per arrivare a una sintesi che identifichi con chiarezza un partito moderato e riformatore». Senza «avere paura in questo processo di perdere le persone che non condividano il progetto». L'obiettivo, puntualizza Pezzotta è «andare oltre questo bipolarismo e vedere come ricomporre una democrazia dell'alternanza che non sia del tipo sperimentato fino adesso. Bisogna inventare qualcosa di nuovo. E smetterla di continuare a voltarsi indietro».

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