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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2011 alle ore 19:09.
Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi torna all'attacco dei magistrati che lo accusano con la richiesta di giudizio immediato per concussione e prostituzione minorile nell'inchiesta sulle feste di Arcore. Lo fa, a dispetto delle prese di posizione di Consulta e Csm, con un'intervista dai toni molto duri, concessa al Foglio di Giuliano Ferrara. «Dalle cronache di questi giorni - spiega Berlusconi - si capisce che i pubblici ministeri e i giornali o i talk show della lobby antiberlusconiana, che trascina con sé un'opposizione senza identità propria, si muovono di concerto: si passano le carte, non si comprende in base a quale norma, come nell'inchiesta inaccettabile di Napoli; oppure, come è avvenuto a Milano, scelgono insieme i tempi e i modi per trasformare in scandalo internazionale inchieste farsesche e degne della caccia spionistica alle "vite degli altri" che si faceva nella Germania comunista».
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Il premier cita recenti interventi di Zagrebelsky, Spinelli, Asor Rosa «e tanti altri». L'obiettivo, sostiene il premier, è chiarissimo: «Bisogna liberarsi di Berlusconi evitando il voto degli italiani, tutti rincretiniti secondo queste élites boriose e antidemocratiche, e ci vuole dunque una iniziativa, cito letteralmente, extraparlamentare, che punti sull'emergenza morale per distruggere la sovranità politica che il popolo italiano non è degno di esercitare».
«Stavolta - continua il capo del governo nell'ampio stralcio dell'intervista pubblicato sul sito del Foglio - c'è una coscienza pubblica diffusa dell'intollerabilità costituzionale e civile di un siffatto modo di procedere, il famoso golpe bianco, anche perché abbiamo un presidente che è un galantuomo, e allora ricorrono a quello che lei, caro direttore, ha chiamato "golpe morale". È per questo che nel documento del Popolo della Libertà si parla di eversione politica. È un giudizio tecnico, non uno sfogo irresponsabile».
Secondo Berlusconi, tuttavia, i suoi avversari non ce la faranno «perché c'è un giudice a Berlino, e io ho fiducia di trovarlo, e poi perché in una democrazia il giudice di ultima istanza, quando si tratta di decidere chi governa, è il popolo elettore e con esso il Parlamento, che sono i soli titolari della sovranità politica».