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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2011 alle ore 12:49.
Il capo dello stato, Giorgio Napolitano, torna a puntare l'attenzione sulle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, oggetto negli ultimi giorni di polemiche e scontri dopo la richiesta rilanciata dalla Lega di non festeggiare il 17 marzo l'anniversario dell'Unità. Lo fa durante la cerimonia al Colle per il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe. «È necessario ritrovarsi in tutti i progetti lungimiranti», avverte Napolitano, e insieme richiamarsi «all'eredità del Risorgimento e del concorso di tanti di tanti patrioti delle terre adriatiche, facciamolo nello spirito di serene e riflessive celebrazioni del 150esimo».
Berlusconi assente alla cerimonia
Alla cerimonia non c'era il premier Silvio Berlusconi. Che ieri, nel corso dell'ufficio di presidenza del Pdl, aveva annunciato l'intenzione di incontrare oggi il capo dello stato. Ipotesi subito smentita dal Quirinale che, in una nota, aveva precisato l'assenza di incontri in agenda tra il presidente del consiglio e il capo dello stato. Napolitano ha quindi sottolineato che «in ciascun paese si ha il dovere di coltivare le proprie memorie, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo» ma «l'essenziale - ha chiarito ancora l'inquilino del Colle - è non restare ostaggi né in Italia né in Slovenia né in Croazia degli eventi laceranti del passato». Insomma, ha osservato Napolitano, posta fine «a ogni residua congiura del silenzio, a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza», «possiamo finalmente guardare avanti, costruire e fare progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell'Adriatico».
Siamo tutti cittadini europei
Il presidente della Repubblica ha poi ricordato «l'Adriatico, dopo aver sofferto a lungo lacerazioni e conflitti, viene oggi trasformato dalla prospettiva euroaltantica. Le nuove generazioni, slovene, croate, italiane - continua - si riconoscono in una comune appartenenza europea che arricchisce le rispettive identità nazionali». Secondo il presidente della Repubblica, «la presenza di minoranze nazionali nei nostri tre paesi rievoca vincoli storici e culturali che si snodano attraverso secoli di civiltà e costituisce una ricchezza comune di cui far tesoro. Il quadro di fondo è dunque- osserva Napolitano- una nuova comunità di valori fra i tre paesi. Siamo ormai, o stiamo per diventare, tutti cittadini europei».