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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2011 alle ore 16:11.
Stavolta non l'hanno spedito in vacanza al mare come l'anno scorso prima delle Olimpiadi di Vancouver. Christof Innerhofer aveva la vittoria nelle gambe, non era più inchiodato dalle paure e dai malanni fisici. Voleva a tutti i costi eliminare le sue delusioni, i suoi fantasmi nell'armadio che ci riportano a due superG delle grandi occasioni. Quello olimpico, chiuso in sesta posizione con un distacco di otto centesimi dal bronzo a stelle e strisce di Andrew Weibrecht; e, suprema delle beffe, il quarto posto a cinque centesimi dal podio di Mazinga Svindal nel 2009, ai mondiali di Val d'Isère. S'è riscattato nel migliore dei modi, l'altoatesino di 26 anni che abita in un paesino sconosciuto (Gais, alle porte di Brunico), orgoglioso di essere stato il nostro portabandiera in questi mondiali di Garmisch-Partenkirchen. Ha dominato il superG, imbroccando una discesa perfetta, senza la minima sbavatura e ora sogna già un'altra medaglia, avendo stracciato tutti nelle prime prove cronometrate della discesa libera.
Finalmente la medaglia
Quella iridata è una gara che arriva ogni due anni e delusioni ce n'erano già troppe nel clan azzurro, a cominciare dalla stagione così avara di podi, sette in totale ma solo uno nelle discipline veloci, nonostante la squadra sia tra le più forti del circo bianco. Innerhofer lo sapeva: bisognava lanciarsi senza remore, senza inibizioni, per non recriminare al traguardo. A Bormio era salito sul gradino più basso del podio lo scorso dicembre, sulla stessa pista che lo vide trionfare, prima e unica volta in Coppa del mondo, il 28 dicembre 2008. Finora eravamo specialisti nelle medaglie di legno, dei campioni mancati dalle imprevedibili alchimie psicologiche. Sempre a Vancouver, Werner Heel fu quarto a due centesimi da Weibrecht, un rimpianto ancora più colossale del suo compagno di squadra. In Val d'Isère nel 2009 ci fu l'argento di Peter Fill a salvare l'onore dei velocisti italiani nella rassegna iridata. Innerhofer voleva il suo turno e l'ha ottenuto da campione vero, con determinazione, coraggio e tecnica.
La trasformazione
Eppure Innerhofer ha trascorso dei momenti bui. La pausa forzata prima della trasferta olimpica canadese era un tentativo di ritrovare la serenità perduta. La stagione 2009-2010 è stata lontana dai riflettori, acciaccato dai dolori alla schiena e poi da un'ernia inguinale, operata la scorsa primavera. Voleva strafare Innerhofer. Sciare bene dappertutto, ammazzarsi di fatica e allenamenti, rincorrendo la polivalenza e una forma atletica da Big Jim. Senza rendersi conto che si stava imballando. Alla fine lo staff tecnico gli ha ordinato una settimana di spiaggia per distrarsi e ricaricare le batterie. A Vancouver funzionò solo in parte. Poi Innerhofer deve aver capito la lezione. S'è trasformato. Più solare, meno stakanovista, si prende sul serio ma con la giusta autoironia - «sono più bello del sole che splende a Garmisch» - testimonial di un noto marchio che produce abbigliamento intimo. Perché ha fama di piacere alle ragazze, ex fidanzato della bella svizzera Lara Gut, estroverso, gentile e anche appassionato delle volubilità della Borsa.