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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2011 alle ore 06:39.
ROMA
Silvio Berlusconi fa sapere da Palazzo Grazioli che non vuole più saperne di avere l'Udc nelle giunte guidate dal centrodestra. Non è la prima volta che il Cavaliere lo minaccia ma il fatto che abbia deciso di farlo proprio ieri è significativo. Berlusconi vuole mettere in difficoltà Pierferdinando Casini per azzoppare il terzo polo. Oggi a Milano ci sarà il battesimo di Futuro e libertà. Il partito di Gianfranco Fini terrà la sua assemblea costituente e dal palco della Fiera rilancerà la proposta di una destra di governo alternativa al berlusconismo. E per arrivarci Fini è pronto ad andare subito al voto.
La pensa così anche il suo principale alleato. Casini non sembra affatto intimorito dalla minaccia del premier sulla cacciata dei centristi dalle giunte che bolla come «ridicola», aggiungendo che Berlusconi, per tutto quel che sta accadendo, «deve prendersela solo con se stesso. Anzi, il leader centrista intervenendo al Tg di Enrico Mentana rilancia: ormai siamo arrivati a una situazione «insopportabile» e piuttosto che rimanere con un governo che non governa meglio «rompere gli indugi» e tornare subito davanti agli elettori. Casini sa bene che lo scioglimento delle Camere è prerogativa del Capo dello Stato: «Faremo tutti i passi necessari in una democrazia parlamentare». Parole che suscitano la reazione indignata del ministro e coordinatore del Pdl Sandro Bondi: «È penoso ascoltare Casini, immemore della storia drammatica della Dc, distrutta e disonorata dalle indagini giudiziarie».
Adesso tocca a Fini. «La ricreazione è finita. Basta con il circo mediatico», scrive nell'editoriale di «charta minuta» (bimestrale di Farefuturo) da cui lancia il progetto per l'Italia 2020. Fli ha bisogno di recuperare terreno. La sconfitta del 14 dicembre brucia e bisogna scrollarsela di dosso. E anche se un partito «non è un cenacolo» (per citare Italo Bocchino), le critiche mosse a Fini da intellettuali come Alessandro Campi e Sofia Ventura, un tempo assai vicini al presidente della Camera, hanno evidenziato il rischio di un pericoloso arroccamento nell'antiberlusconismo e la rinuncia al progetto di un centrodestra di governo alternativo a quello berlusconian-leghista.