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I diciotto giorni che hanno cambiato la storia dell'Egitto

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2011 alle ore 18:35.

Poco più di due settimane per cambiare la storia. In principio, il 25 gennaio scorso, ci fu la partecipazione di migliaia di persone alle marce di protesta dopo che cinque egiziani, di cui uno morto, si erano dati fuoco, emulando le gesta del tunisino all'origine della rivolta che il 14 gennaio ha portato alla caduta di Zine El Abidine Ben Ali. È il 26 gennaio e migliaia di manifestanti scendono in piazza sfidando il divieto delle autorità. La polizia fa largo uso di gas lacrimogeni e dei manganelli. I dimostranti rispondono con sassaiole alle forze antisommossa.

Il giorno 27 almeno un migliaio di persone finisce in manette. Nel nord del Sinai, razzi anticarro prendono di mira la polizia. Gli scontri si estendono a Ismailiya. A Suez, dei manifestanti danno fuoco ad una caserma di pompieri. Il leader dell'opposizione più in vista,Mohamed ElBaradei, ritorna al Cairo e si dichiara pronto a guidare la transizione.

Il 28 di gennaio imponenti manifestazioni degenerano in violenti scontri fra dimostranti e poliziotti: i morti sono almeno 62. Mubarak ordina all'esercito di far rispettare la sicurezza e di applicare il coprifuoco al Cairo, ad Alessandria e a Suez. Promette riforme e annuncia un rimpasto di governo. Si registrano incendi nella sede del partito al potere e in numerosi commissariati. La notte è segnata da saccheggi.

Il 29 ancora una giornata di scontri: i morti sono almeno 33. A Rafah e Ismailiya, le sedi della Sicurezza dello Stato vengono attaccate. In alcune carceri scoppiano delle rivolte. Mubarak annuncia la nomina di un nuovo Primo ministro, il generale Ahmad Chafic, e la creazione della carica di vice presidente che viene affidata al capo dei Servizi, generale Omar Suleiman.

Il 30 ci sono migliaia di manifestanti al Cairo. L'esercito circonda il centro della città con i carri armati; caccia sorvolano la capitale a bassa quota.

L'ultimo giorno di gennaio Mubarak forma un nuovo governo. Al ministero dell'Interno, Habib el Adli viene sostituito da Mahmoud Wagdi. L'esercito si impegna a non fare uso della forza, sostenendo che le rivendicazioni del popolo sono "legittime". Suleiman propone un dialogo con l'opposizione

Il primo giorno di febbraio più di un milione di manifestanti scende nelle strade in tutto l'Egitto. Quella su piazza Tahrir è una marea umana. Mubarak annuncia che resta al potere ma che non si ricandiderà alle presidenziali di settembre. I manifestanti esigono invece che lasci immediatamente. Il presidente americano Barack Obama afferma di aver detto a Mubarak di avviare "adesso" una transizione politica pacifica.

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Tags Correlati: Ahmad Chafic | Barack Obama | Bbc | El Abidine Ben Ali | Google | Governo | Hossam Badrawi | Mahmoud Wagdi | Medio Oriente | Ministero dell'Interno | Presidente Mubarak | Wael Ghonim

 

Il 2 febbraio sanguinosi scontri scoppiano a piazza Tahrir quando vi fanno irruzione dei sostenitori di Mubarak. I manifestanti anti-regime respingono gli assalitori dalla piazza. Sassaiole e lanci di molotov proseguono per ore. I Fratelli musulmani rifiutano che Mubarak resti alla guida del Paese fino a fine mandato.

il giorno 3 scontri a intermittenza lungo la giornata a piazza Tahrir fra sostenitori e oppositori al regime. Centinaia di manifestanti pro-Mubarak impediscono per ore ai rinforzi di entrare nella piazza. I disordini fanno almeno otto morti e più di 830 feriti in due giorni. Mubarak afferma di temere il caos in caso di sue dimissioni.

Il 4 centinaia di migliaia di egiziani scendono in strada in occasione di una mobilitazione generale ribattezzata "la giornata della partenza". Il capo della Lega araba, Amr Moussa, molto popolare nel Paese, si reca a piazza Tahrir.

Il 5 febbraio Mubarak riunisce per la prima volta il nuovo governo mentre si entra nel dodicesimo giorno di proteste. Sciolti i vertici del suo Partito nazionale democratico - fra i dimissionari anche il figlio, Gamal: nominato un nuovo segretario generale.

Il 6 al Cairo c'è lo storico incontro tra una delegazione dei Fratelli musulmani e il vicepresidente Omar Suleiman nell'ambito di un dialogo fra governo e opposizione. Al termine della riunione, i Fratelli musulmani dichiarano che le proposte del regime sono insufficienti.

Il giorno 7 le autorità egiziane rilasciano Wael Ghonim, membro del team Google in Medio Oriente e web-attivista simbolo della protesta contro Mubarak.

L'8 febbraio Mubarak firma un decreto presidenziale in virtù del quale costituisce una commissione che avrà per obiettivo di apportare emendamenti alla Costituzione.

Il giorno 9 è il sedicesimo giorno di proteste al Cairo e in altre città egiziane contro il regime. Suleiman avverte gli egiziani che l'alternativa al dialogo "è il colpo di Stato". Ciò nonostante, nella capitale migliaia di persone si radunano davanti al Parlamento, per un nuovo fronte della protesta.

Ieri, diciassettesimo giorno di proteste. Scioperi in tutto il paese. Il nuovo segretario generale del Partito democratico nazionale, Hossam Badrawi, annuncia alla Bbc che il presidente Mubarak potrebbe dimettersi trasferendo i poteri al vice presidente Suleiman. In serata la doccia fredda: Mubarak non si dimette

Oggi 11 febbraio e diciottesimo giorno di proteste le dimissioni. L'esercito dapprima con un nuovo comunicato promette libere elezioni e anticipa che si farà garante degli impegni di riforma presi da Mubarak. Nel primo pomeriggio la notizia che il presidente ha lasciato il Cairo per trasferirsi nella sua residenza a Sharm el Sheik. Proseguono imponenti manifestazioni mentre viene annunciato un "urgente e importante" discorso dal palazzo presidenziale.Proseguono imponenti manifestazioni mentre viene annunciato un "urgente e importante" discorso dal palazzo presidenziale. Parla il vicepresidente Suleiman che annuncia le dimissioni di Mubarak e il trasferimento dei poteri nelle mani dell'esercito. La folla esulta.

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