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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2011 alle ore 20:22.
Alla fine la spunta Gianfranco Fini. Che, in volo verso Roma, impone la sua volontà sulla difficile quadra per l'organigramma del suo nuovo partito. Su cui, per tutti i tre giorni, i suoi colonnelli si confrontano e si scontrano: da un lato i falchi, e alcuni finiani storici come Francesco Proietti e Donato La Morte, che sostengono la nomina a segretario del capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino, e dall'altro i moderati, con il blocco dei senatori finiani, che mal digeriscono il numero due futurista e premono per una promozione dell'ex viceministro, Adolfo Urso, già coordinatore di Futuro e libertà.
Fini prova a incunearsi tra Berlusconi e Bossi. Ma sul futuro di Fli pesano già le ombre del passato (analisi di Barbara Fiammeri)
Patto di ferro tra Bocchino e Menia
Il duello prosegue anche durante l'intervento conclusivo di Fini, che infatti non può chiudere proclamando i nuovi vertici e abbandona la fiera di Rho parecchio piccato con i suoi. Tanto che da lontano dice la sua e mette a tacere tutti. Così Bocchino diventa vicepresidente (e non segretario come avrebbe voluto) e il suo posto, a sorpresa, finisce all'ex radicale Benedetto Della Vedova, che sarà nominato nei prossimi giorni. Mentre l'ex sottosegretario Roberto Menia, dato fino alla fine come possibile sostituto di Bocchino al vertice del gruppo alla Camera, ottiene il ruolo di coordinatore nazionale. Frutto, si vocifera, di un patto di ferro stipulato in gran segreto proprio con il neo vicepresidente con il quale, in passato, i rapporti non sempre sono stati idilliaci.
Sconfitta la linea delle colombe
Il vero sconfitto è Urso, entrato coordinatore del partito e uscito portavoce. Non è quello che avrebbe voluto, ma Fini gli ha posto un ultimatum: prendere o lasciare. E lui ha preso, nonostante avesse sperato in qualcosa di più sospinto dall'appoggio dalle colombe di Fli e dai senatori anti-Bocchino (Pasquale Viespoli, Maurizio Saia, Giuseppe Valditara e Mario Baldassarri). Che a un certo punto hanno perfino minacciato di far saltare il gruppo al Senato inguaiando il futuro del partito appena nato. Per ora l'incidente è stato sventato, ma l'organigramma di Fli rischia di essere un nuovo fronte caldo in casa futurista.