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Bruxelles accusa: rifiutati i nostri aiuti Ma l'Italia smentisce

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2011 alle ore 06:35.

BRUXELLES - Sono state scintille ieri tra Roma e Bruxelles, complice l'emergenza immigrati, le migliaia di persone in arrivo dalla Tunisia che si riversano su Lampedusa. «È un esodo biblico» aveva dichiarato domenica il ministro dell'Interno Roberto Maroni puntando il dito sulle eterne latitanze dell'Europa su questo fronte. «Il Maghreb sta esplodendo, un terremoto politico-istituzionale rischia di avere un impatto devastante su tutta l'Europa attraverso l'Italia. Ma come al solito siamo lasciati soli».

Parole forti che Bruxelles ieri ha respinto con forza asserendo di aver offerto aiuto all'Italia non più tardi di sabato scorso per sentirsi rispondere, proprio da Maroni, un cortese «no grazie, per ora non abbiamo bisogno di assistenza, magari più avanti».

Ad affermarlo, piccata, la svedese Cecilia Malstrom, responsabile Ue agli Interni che, sabato appunto, ha parlato al telefono con il nostro ministro e gli ha offerto piena disponibilità a fare la propria parte. «Sono molto sorpresa dalle accuse italiane. Sono stata in contatto sabato con le autorità italiane chiedendo in che modo la Commissione potesse fornire il suo sostegno. La risposta è stata no grazie per ora non ne abbiamo bisogno. Ciò nonostante ho chiesto ai miei servizi, a Frontex e all'ufficio Ue per l'asilo di vedere come sostenere l'Italia».

Immediata la replica di Maroni tramite il portavoce: «Non è vero che l'Italia ha rifiutato l'aiuto offerto dalla Commissione. Il ministro ha avanzato alcune richieste, peraltro non nuove: l'intervento di Frontex per controllare il Mediterraneo, la gestione dei centri per gli immigrati e il rimpatrio dei clandestini, nonché il rispetto del principio del burden sharing» dei flussi migratori, cioè dell'accoglienza condivisa tra tutti i paesi dell'Unione. Su questi punti, ha continuato il portavoce, non abbiamo ancora avuto risposte. Comunque «non è nostra intenzione polemizzare con la commissaria Malmstrom. La critica è rivolta più in generale all'Europa, dalla quale ci aspettiamo che passi dalle parole ai fatti dando risposte concrete alle richieste da tempo avanzate dall'Italia».

Se il burden sharing, la questione cruciale, dipende dai governi Ue finora del tutto refrattari alla solidarietà, la Commissione Ue può comunque dare una mano: per esempio con finanziamenti d'urgenza per ragioni umanitarie per circa 10 milioni, con il potenziamento rapido della sorveglianza alle frontiere. Le operazioni Frontex nel Mediterraneo invece richiedono più tempo in quanto dipendono dal contributo volontario di uomini e mezzi da parte dei governi Ue.

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Tags Correlati: Bruxelles | Cecilia Malstrom | Frontex | Immigrazione | Italia | Maghreb | Mario Mauro | Mediterraneo | Ministero dell'Interno | PDL | Roberto Maroni | Tunisia | Unione Europea

 

Per questo ieri Maroni ha inviato una lettera a Bruxelles per chiedere una nuova Frontex rafforzata e aiuti Ue per 100 milioni di euro, ricordando che in cinque giorni l'Italia ha dovuto fare i conti con oltre 5.000 sbarchi.

L'emergenza, oggi scatenata dalla Tunisia domani forse da Egitto e Algeria e da chissà chi altri, rischia di assumere dimensioni epocali, di trasformarsi in una sfida strategica per l'Europa, come accadde più di 20 anni fa con la caduta del Muro di Berlino, ha avvertito ieri l'eurodeputato Mario Mauro, capogruppo Pdl, che ha chiesto e ottenuto l'iscrizione all'ordine del giorno dell'europarlamento di un dibattito già oggi sull'argomento. E poi, a stretto giro, ha chiesto, con una lettera ai presidenti di consiglio, commissione e parlamento Ue, la convocazione di un vertice straordinario dei 27 capi di governo dell'Unione. «Quel che sta accadendo nel Maghreb deve far rimettere in discussione la pochezza della strategia euro-mediterranea della Ue. Non basteranno le iniziative della commissione, i dibattiti parlamentari o i pattugliamenti di Frontex. La storia ci pone davanti a una sfida che va affrontata con la stessa determinazione e le stesse risorse impiegate in questi anni per stabilizzare i paesi dell'Est».

La presidenza di turno ungherese dell'Unione ieri ha risposto dicendosi disponibile a organizzare il summit. Nel frattempo mercoledì a Bruxelles i rappresentanti permanenti dei 27 discuteranno dell'emergenza in atto. Poi il 24 febbraio verrà il turno dei ministri Ue degli interni che si riuniranno a Bruxelles.

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