Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2011 alle ore 07:42.
Giornata di riflessione al Colle, di contatti informali in attesa dei prossimi eventi, a partire dalla probabile contromossa del premier di investire la Corte costituzionale per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, altra puntata di questa interminabile vicenda. Nessun commento diretto alla decisione del gip di Milano, Cristina di Censo di disporre il rinvio a giudizio con rito immediato nei confronti del premier per il caso Ruby, né alla reazione del premier. C'è l'evidenza della prova, e dunque occorre procedere, ha sentenziato il gip, che ha fissato l'udienza il 6 aprile.
La situazione è molto complessa, pochi i precedenti cui riferirsi e dunque occorre procedere con la massima cautela. Si sta consolidando nel presidente della Repubblica la convinzione che, soprattutto ora dopo la decisione del gip, il rischio della paralisi legislativa e dell'attività di governo, paventato nel faccia a faccia con Silvio Berlusconi venerdì scorso e reso palese nella nota ufficiale di sabato, sia ormai nei fatti. Come uscirne? La via maestra sarebbe che la parola fine a questa poco esaltante pagina della vita politica nazionale fosse scritta nella sede propria, il Parlamento. Ma occorrerebbe un voto di sfiducia, qualora Berlusconi persistesse nella sua decisione di non dimettersi.
Si ragiona anche a un possibile «atto di responsabilità» da compiere al massimo livello istituzionale, vale a dire la convocazione al Colle dei presidenti di Camera e Senato, nonché dello stesso premier in cui si delinei il percorso per uscire dall'impasse. Berlusconi non più di tardi di due giorni fa ha assicurato che la maggioranza politica c'è e dunque fino a quando vi saranno i numeri a sostegno del governo non è ipotizzabile la strada della chiusura anticipata della legislatura. Il ragionamento del presidente della Repubblica è un altro: la maggioranza numerica è esigua, e gli incidenti di percorso sono dietro l'angolo. La maggioranza politica anch'essa è una variabile in estremo movimento, ma il vero problema è la paralisi politica e legislativa.
A preoccupare Napolitano, oltre all'inasprirsi progressivo dello scontro con la magistratura, è il contraccolpo in termini di immagine che l'intero paese sta subendo per effetto del «Rubygate». Ieri, nel corso della cerimonia di consegna al Quirinale dei premi 2010 all'Accademia dei Lincei e all'Accademia di Santa Cecilia, ha parlato di quelli attuali come di «tempi difficili», caratterizzati «da tanto frastuono e da tanti motivi di ansietà». Cita Luigi Einaudi che, subito dopo l'entrata in vigore della Costituzione, decise di fare dell'«incoraggiamento della cultura e delle arti» uno dei punti di forza del suo mandato al Quirinale.