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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2011 alle ore 06:37.
BRUXELLES. Dal nostro inviato
Intesa sull'Esm, il meccanismo europeo di stabilizzazione che decollerà a metà 2013. Il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker ha annunciato l'accordo per «dotarlo di una capacità di erogare prestiti per 500 miliardi, una cifra da rivedere regolarmente almeno ogni due anni». Per il resto, al vertice di ieri, nessuna decisione era attesa e nessuna c'è stata. Tranne una: la scelta unanime del belga Peter Praet come nuovo membro del direttivo della Bce in sostituzione dell'austriaca Gertrude Tumpel-Gugerell che scadrà a fine maggio.
«I lavori sono in corso però non ci sarà accordo su niente finché non si sarà accordo su tutto» ha ricordato ieri sera, al termine della riunione dei ministri finanziari dell'Eurogruppo (raggiunti in coda dai 27 dell'Ecofin) il presidente Jean-Claude Juncker affermando che «la situazione sul mercato dei debiti sovrani resta preoccupante mentre la ripresa economica si consolida».
Al centro delle discussioni il pacchetto globale di riforme per rispondere in modo efficace alla crisi dell'euro: patto di stabilità rafforzato con parametri più stretti (ma indigesti a Italia e Grecia) per il debito pubblico, Fondo europeo di stabilizzazione più ricco e flessibile e infine patto di competitività promosso dalla Germania.
Per quest'ultimo il momento della verità arriverà al vertice straordinario dei 17 capi di governo dell'area euro l'11 marzo. Dopo di che nuova riunione dei ministri dell'Eurogruppo il 14: dovrebbe essere quella decisiva. In caso contrario Juncker ha annunciato che ne convocherà un'altra il 21. Il tutto per poter chiudere come previsto con un'intesa complessiva al vertice Ue del 24-25 marzo.
Si è discusso di tutto ieri, a cominciare dal fondo salva-Stati attuale e futuro. Nel caso dell'Esm, si è trovata l'intesa. Per il resto sono stati valutati i pro e i contro di tutte le diverse opzioni sul tavolo. Anche se il tedesco Wolfgang Schauble ieri ha ribadito che «i mercati sono così stabili che non c'è ragione di decidere sul rafforzamento a breve dell'Efsf», i ministri hanno discusso su come portare a 440 miliardi effettivi (contro i 250 attuali) la capacità dell'attuale facility di erogare prestiti.