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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2011 alle ore 07:44.
Quattro ore di faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e il suo avvocato Niccolò Ghedini per affrontare la realtà e non ragionare più soltanto di scenari. Da ieri mattina alle 11.00, infatti, il processo Ruby è una realtà, il premier non è più indagato ma imputato dei gravissimi reati di concussione e prostituzione minorile, e il 6 aprile dovrà presentarsi in dibattimento. Chiusi a palazzo Grazioli con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, Berlusconi e Ghedini hanno cominciato a tessere la strategia difensiva. Non solo processuale, ma anche «politica», come ribadisce Fabrizio Cicchitto, insistendo sulla tesi del fumus persecutionis dei magistrati di Milano. E confermando così che il primo passo, a breve, sarà il conflitto tra poteri (contro il Gip) sollevato dalla camera davanti alla Consulta.
Salgono quindi a quattro i processi al premier: Mediaset diritti-tv (28 febbario), Mediatrade (5 marzo), Mills (11 marzo), Ruby (6 aprile). Il rischio ingorgo è concreto. Tra impegni di governo dell'imputato e impegni parlamentari dei suoi difensori, le udienze potrebbero svolgersi solo il lunedì e il sabato. La difesa punterà sul solito armamentario: legittimo impedimento, conflitto tra poteri dello stato, liste infinite di testimoni, eccezioni di nullità, ma non si esclude neppure il ricorso al «legittimo sospetto», come ai tempi di Mani pulite, per spostare da Milano i processi e, in attesa del verdetto della Cassazione, sospendere il processo. Parallelamente, andrebbe avanti il «processo breve», con la tagliola sulla prescrizione dei reati per gli incensurati, e l'estinzione prematura dei processi in corso. Il Pdl vuole portarlo in aula già a marzo (poi dovrà tornare al senato), nonostante la frenata di ieri della presidente della commissione giustizia. La finiana Giulia Bongiorno ha infatti accolto la richiesta dell'opposizione di dare più spazio alle audizioni e ha lasciato cadere la richiesta del Pdl di fissare, subito dopo, il termine per gli emendamenti.
La prima mossa del processo Ruby sarà comunque «politica» e arriverà prima dell'udienza del 6 aprile, quando Ghedini tornerà a insistere sul trasferimento del processo al Tribunale dei ministri. Prima la difesa potrebbe giocare la carta del «legittimo sospetto» o quella già annunciata del conflitto davanti alla Consulta contro il Gip, che ha confermato la competenza dei magistrati di Milano.