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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2011 alle ore 09:24.
«Se questo è il risultato di venti giorni di lavoro, chissà che cosa si potrebbe costruire in un'intera legislatura». È l'interrogativo che resta a Francesca Izzo, una delle promotrici della manifestazione che domenica ha portato le donne nelle strade d'Italia e del mondo, da Roma a New York.
Hanno lavorato tre settimane all'associazione "Di nuovo", donne diverse per provenienza, professione, estrazione e hanno scoperchiato un sentimento profondo che attraversa l'altra metà del cielo: «Sul palco, con quella fiumana femminile davanti – continua Izzo – ho capito che ci sono un sentimento comune, problemi e bisogni di tutte che vanno oltre la vicenda Ruby».
La voce di Francesca Izzo, docente di Storia delle dottrine politiche all'Orientale di Napoli, è pacata, i picchi li lascia alle emozioni: «L'Italia ha visto una mobilitazione di popolo guidata dalle donne, come non era mai successo nella storia repubblicana: non pretendiamo di risolvere i problemi del paese ma i cortei di domenica dicono che le difficoltà esistono e che si possono risolvere solo se le voci diventano una». Ai piedi del palco di piazza del Popolo le ragazze erano migliaia: «Le ho trovate bellissime – continua la docente – perché, per la prima volta nella loro vita, hanno capito che non porta lontano l'individualismo in cui sono cresciute, ma sono la forza comune, l'essere un'unica anima a saper superare il degrado anche materiale che caratterizza la condizione femminile in Italia». Senza la faziosità di cui ha parlato il presidente Berlusconi: «Non ci sono stati attacchi, non ci sono state parole scomposte. Se il premier definisce faziosa la manifestazione significa che non conosce il paese che guida: domenica le donne hanno solo detto ciò che hanno dentro».
Tanta energia va canalizzata, non deve rimanere un fuoco fatuo: «Ora la responsabilità è grande, anche se non ci vogliamo sostituire alla politica: il prossimo appuntamento è per l'8 marzo e lavoriamo agli stati generali delle donne aperti pure agli uomini». Questo è il vivere insieme: «La politica apre il cuore, costruisce, include, allarga, coinvolge mentre il volto odierno dell'Italia è un volto maschile ostile, chiuso, oppresso, che vivacchia di pigrizie intellettuali. Ancor più appariscente se si guarda il nostro paese da lontano».