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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2011 alle ore 08:50.

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La petroliera Savina Caylyn (Ansa)La petroliera Savina Caylyn (Ansa)

Sulla vicenda della petroliera italiana Savina Caylyn, abbordata all'alba dell'8 febbraio da 5 pirati somali, è calato il silenzio. Da tre giorni né lo Stato maggiore della Marina militare né il Comando della Guardia costiera (che avevano fornito ampi dettagli sulla posizione e la rotta della nave nei giorni successivi il sequestro) rilasciano informazioni sugli sviluppi della situazione.

Secondo fonti qualificate a imporre il più rigido riserbo ai militari avrebbe provveduto un ordine del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha bocciato l'intesa raggiunta tra Marina e armatori, resa nota nei giorni scorsi, per consentire l'imbarco di fucilieri del reggimento San Marco sui mercantili. L'ultimo aggiornamento, dell'11 febbraio, confermava che la fregata italiana Zeffiro, assegnata alla missione antipirateria della Ue, era giunta a ridosso della petroliera dopo un lungo inseguimento insieme al pattugliatore Fulgosi. A bordo delle due navi da guerra sono presenti due elicotteri, un team di fanteria del San Marco specializzato nell'abbordaggio e, secondo indiscrezioni, anche uomini delle forze speciali appartenenti al Gruppo operativo incursori. Un reparto considerato tra i migliori al mondo, distintosi negli ultimi anni anche in Afghanistan ma particolarmente addestrato a compiere colpi di mano e blitz per liberare ostaggi su navi civili sequestrate.

La petroliera e i suoi 22 uomini di equipaggio (5 italiani e 17 indiani) sarebbe giunta ieri mattina nelle acque somale, a ridosso della costa nei pressi della "tortuga" di Harardere dove sono all'àncora almeno un'altra dozzina di navi sequestrate. L'arrivo della Savina Caylyn nella base dei pirati rende più complicata l'esecuzione di un blitz per liberare nave ed equipaggio per il quale le condizioni ideali si erano verificate nei giorni scorsi, quando la nave era in alto mare con solo cinque pirati a bordo. Troppo pochi per controllare un tanker grande quanto una portaerei con le sue 105 mila tonnellate di stazza e i 266 metri di lunghezza. Azioni intimidatorie o un blitz notturno avrebbero avuto buone chanches di successo come ha dimostrato il raid condotto dagli incursori sudcoreani il 21 gennaio a bordo di un piccolo mercantile sequestrati da 13 pirati.
Nonostante le condizioni favorevoli Roma non ha dato il via libera, probabilmente per non mettere in pericolo l'incolumità dell'equipaggio, ma ora che la petroliera ha raggiunto le coste somale l'opzione militare diventa più rischiosa. Molte le incognite riguardanti il numero di pirati a bordo della nave, il loro armamento o l'eventuale sbarco dell'equipaggio o di parte di esso, escamotage che consentirebbe ai pirati la possibilità di rappresaglie in caso di attacco dei militari italiani. Zeffiro e Fulgosi restano in prossimità della petroliera tenendola sotto il costante controllo della strumentazione elettronica di sorveglianza. Nella zona sono presenti anche altre navi della flotta internazionale ma potrebbe arrivare presto anche il cargo maltese Sinin, 52 mila tonnellate di stazza, catturato ieri al largo dell'Oman con 23 marinai indiani e iraniani.

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