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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2011 alle ore 18:28.
Quindici minuti tra il passo indietro e la rielezione immediata che servono a sancire soprattutto un messaggio: i senatori di Futuro e libertà restano sul piede di guerra. E anche se, almeno per ora, l'addio è scongiurato, la pericolosa frattura apertasi due giorni fa sul nuovo organigramma di Fli è tutt'altro che ricomposta.Così accade che, a stretto giro, il portavoce dei mal di pancia finiani, l'ex sottosegretario Pasquale Viespoli confermato, dopo l'assemblea costituente del nuovo soggetto politico, capogruppo al Senato decida di rimettere il suo mandato dopo la riunione convocata oggi pomeriggio dai dissidenti (non c'è però l'ex viceministro Adolfo Urso, l'altro grande scontento dopo le nomine decise da Fini) salvo poi essere di nuovo rieletto dai senatori.
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Mai sante alleanze con il centro-sinistra
Un uno due che serve soprattutto per far capire a Fini che il gruppo del Senato rimane per il momento nei ranghi, ma marca la sua autonomia e soprattutto vincola la permanenza a una condizione imprescindibile: mai "sante alleanze" con il centro-sinistra, si resta dentro Fli conferendo a Viespoli, si legge nel comunicato diffuso dopo tre ore di riunione, «il mandato unanime di assicurare il posizionamento politico nel centrodestra». Come dire: se ciò non fosse assicurato mani libere sul futuro. Fini però minimizza. «La linea apolitica è
inequivocabile: Fli vuole rifondare il centrodestra e l'organigramma è in linea con questa volontà - è il commento che filtra dal suo entourage -.Quindi non cambia nulla perché giudico infondati i rilievi. Trovino argomenti più consistenti».
Anche gli europarlamentari scalpitano
Insomma, la situazione in casa futurista resta assai complicata. E a testimoniarlo c'è anche quella nota firmata dagli eurodeputati in cui esprimono «preoccupazione per la mancata unità del partito emersa a seguito degli assetti conclusivi dell'assemblea costituente di Milano che ha ingenerato contrasti». Una grana ulteriore per Fini che deve affrontare anche il mal di pancia di Urso e dell'ex ministro Andrea Ronchi, che stamane avevano incontrato Viespoli per concordare la linea contestando la scelta del presidente della Camera di accantonare l'accordo siglato in extremis all'assemblea costituente, che avrebbe dovuto portare Urso alla guida del gruppo alla Camera, ruolo poi affidato da Fini all'ex radicale Benedetto della Vedova, già numero due di Bocchino a Montecitorio.