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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2011 alle ore 16:22.
Lance Armstrong dice basta. Per la seconda e ultima volta. Il 39enne corridore texano aveva annunciato nelle scorse settimane che il Tour Down Under in Australia sarebbe stata l'ultima corsa fuori dagli Stati Uniti, facendo intendere che avrebbe gareggiato ancora in patria. Ora il ripensamento e lo stop definitivo. Tornato in sella nel 2009, a tre anni dal primo ritiro, in parte per provare a vincere di nuovo, in parte per promuovere la sua campagna per la lotta contro il cancro, Armstrong non è mai riuscito a tornare ai livelli che gli avevano consentito di vincere sette Tour de France: il miglior risultato ottenuto resta il terzo posto nella classifica generale della Grand Boucle 2009, dietro il compagno di squadra Alberto Contador.
«Non posso dire di avere rimpianti, pensavo davvero di poter vincere un altro Tour - ha spiegato Armstrong -. Nè ho rimpianti sullo scorso anno, le cadute, i problemi con la bici erano cose che non potevo controllare», aggiunge riferendosi alla partecipazione alla corsa francese del 2010, chiusa al 23esimo posto dopo una serie di problemi. Prima dell'addio avrebbe dovuto correre ancora il Giro di California e altri appuntamenti statunitensi ma i problemi al ginocchio che lo tormentano da dicembre lo hanno spinto ad anticipare i tempi. «Oggi annuncio il mio ritiro dal ciclismo professionale - le parole del fuoriclasse texano -. Adesso voglio pensare solo ai miei cinque figli e a promuovere l'attività di Livestrong», aggiunge riferendosi alla sua Fondazione per la ricerca sul cancro. In realtà tra i pensieri di Armstrong ci sarà anche l'indagine federale che lo vede, dopo le accuse di Landis, imputato per doping. «So quello che so, so cosa faccio e cosa ho fatto», il suo commento a riguardo.