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La Bindi leader del centrosinistra piace a Prodi e a Vendola ma in casa del Pd tutti o quasi restano freddi

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2011 alle ore 10:46.

Una battuta dell'ex premier Romano Prodi intercettata alla festa per i suoi 60 anni sabato scorso. «Ti auguro di diventare presidente del consiglio, sei la persona giusta». Anche se ieri il Professore ha smorzato i toni. «Non partecipo al totopotere». Ma resta la sostanza. Anche perché la presidente del Pd, Rosy Bindi, ha nel frattempo incassato un altro endorsement. Quello formulato dalle colonne di Repubblica dal leader di Sel, Nichi Vendola. Che ieri in una intervista l'ha messa giù così. «Rosy bindi alla guida di una grande coalizione di emergenza democratica». Lei, la diretta interessata, ringrazia per la stima ma dice che ora «le priorità sono altre». Ma la sua candidatura alla premiership ha già sollevato un polverone in casa democratica.

Vota il sondaggio / Rosy Bindi può essere leader del centrosinistra?

La replica dell'ex ministro: ora ci sono altre priorità
Perché per molti la proposta del governatore è solo un bluff o peggio un modo per bruciare una possibile corsa dell'ex ministro della Sanità. Eppure Vendola è chiarissimo. «Personalità più adeguata a guidare il nostro paese, è una donna: Rosy Bindi. E lo dico anche come risarcimento per quello che è successo alle donne in questi tempi», ammette il leader di Sel aprendo a «una grande alleanza democratica» per battere Silvio Berlusconi. Ma la presidente del Pd non si scompone, incassa il riconoscimento («lo ringrazio per le parole di stima»), ma sottolinea che «bisogna ripartire dalla politica senza condizionare il nostro confronto con nomi e candidature, come dimostra lui stesso facendo un passo indietro. Oggi le nostre priorità sono altre». Fuor di metafora: prima di individuare il candidato il Pd deve portare a casa l'obiettivo più importante. Convincere (dal terzo polo in giù) i potenziali partecipanti della "santa alleanza" evocata più volte dall'ex premier Massimo D'Alema.

Vertici freddi sul nodo premiership
Che un po' come tutti dentro il partito non sprizza entusiamo per la proposta di Vendola. Non lo fa, per esempio, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, secondo il quale prima occorre costruire «un ampio schieramento di forze sulla base di un progetto di ricostruzione del paese» e solo dopo affrontare il nodo premiership. Più o meno lo stesso ritornello intonato anche dall'ex ministro degli Esteri. «Ringrazio Vendola per aver indicato la presidente del nostro partito come candidata premier - spiega D'Alema - ma siccome si parla di una larga coalizione il candidato si concorda con tutti, non può essere imposto da nessuna parte».

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Tags Correlati: Beppe Fioroni | Giovanna Melandri | Governo | Idv | Mario Monti | Massimo D'Alema | Massimo Donadi | Partiti politici | Pd | PRC | RAI | Sel | Silvio Berlusconi | Walter Veltroni

 

Veltroniani critici sulla proposta di Vendola
Tace invece ufficialmente l'ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, ma spetta all'ex ministro Giovanna Melandri sintetizzare gli umori dei Modem. «La stimo molto, ma può essere la donna che federa un'alleanza da vendola al terzo polo? Non credo», ammette la Melandri che lancia invece la candidatura di Mario Monti. Molto più tranchant è invece il collega d'area, l'ex ministro Beppe Fioroni che parla di «bluff». «Piuttosto che indicare Bindi, Vendola dovrebbe assumere su di sé la responsabilità di una soluzione politica alla crisi latente di governo. Altrimenti tutto si risolve in una guerra di trincea, in cui qualcuno spera di ricavare un vantaggio mettendo l'uno contro l'altro, o dichiarandosi favorevole a un'alleanza che in realtà non vuole». E il vicepresidente delal commissione vigilanza Rai, Francesco Merlo, sottolinea che «se pensiamo di proseguire con il lodo Vendola - e cioè un candidato premier a settimana - ci vuole poco a capire che arriveremo stremati alla meta. Non di fatica ma di ridicolo».

Da Ferrero a Donadi sì alla Bindi premier
Uscendo dal Pd l'idea della Bindi premier raccoglie invece parecchi consensi. Come quello del segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, che dice senza troppi giri di parole «sì alla BIndi, ma non all'accordo con Fini». E anche l'Idv non chiude la porta alla proposta e affida al capogruppo Massimo Donadi, che parla di «nome di grande qualità», le sue condizioni. «Ritengo anche che il Paese sia maturo per una leadership femminile. A questo punto - sottolinea - non è più rinviabile la convocazione di un incontro di tutte le forze dell'opposizione disponibili a condividere il progetto di una coalizione riformatrice che porti il Paese fuori dalle secche del berlusconismo». Ma l'ex ministro della Sanità incassa, dall'altra parte della barricata, gli elogi del ministro per l'attuazione del programma Gianfranco Rotondi. «La mia ammirazione per il piglio, la grinta e il carattere della Bindi è antica e non ho difficoltà a riconfermarla. Detto questo però, non ne ho paura. Noi pensiamo a governare».

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