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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2011 alle ore 13:59.
Anche la City tifa per Mario Draghi alla Bce. «Il prossimo presidente della seconda più importante banca centrale al mondo potrebbe essere proprio il governatore di Bankitalia», scrive The Economist, nel numero in edicola da venerdì, in un editoriale intitolato "The Italian's job".
Trichet termina il suo mandato in ottobre. E dopo l'addio ufficiale alla candidatura del presidente della Bundesbank, Axel Weber, la strada si apre al candidato italiano. Secondo The Economist, le alternative politiche brussellesi - vedi monsieur Herman van Rompuy e lady Cathy Ashton, peraltro inglese - «sarebbero un disastro». «Perché in questi mesi l'eurozona è alle prese con la più profonda crisi dai tempi della creazione della moneta unica (...)». E lasciare la guida della nave a un candidato "politico" «è una scelta che l'Europa non può permettersi». Troppo rischiosa. In termini di stabilità e di politiche monetarie.
Come Il Sole 24 Ore e l'editoriale di oggi del suo direttore Gianni Riotta, non ha dubbi neanche il settimanale della City, che sentenzia: «L'unico che ha l'esperienza e il giusto temperamento per essere alla guida della banca centrale è Mario Draghi, il governatore della Banca centrale italiana». Il suo curriculum parla. Eppoi mister Draghi è stato alla guida, senza problemi, del Financial Stability Board, il club ristretto dei governatori della banche centrali che promuove le riforme internazionali e detta le regole alla finanza.
Quindi perché no? Perché è italiano, come dicono i tedeschi? The Economist ricorda il titolo «Mamma mia!» gridato qualche giorno fa dal giornale popolare tedesco Bild. Che ha messo assieme i processi a Berlusconi, la salsa al pomodoro e l'inflazione che sarebbe una «way of life» degli italiani. Tutti argomenti fuorvianti per il settimanale britannico che invita infine il cancelliere tedesco Angela Merkel, la voce più influente in Europa, a rompere gli indugi e a prendere posizione per Super Mario (Draghi), «the best man for the job».