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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2011 alle ore 12:49.
Nei giorni scorsi India e Pakistan hanno annunciato l'intenzione di riprendere, a tutti i livelli, il dialogo interrotto nel novembre 2008 dopo i terribili attacchi di Mumbai, 166 persone uccise per mano di militanti venuti – accusa Delhi – dal Pakistan. La speranza si riaccende, andrà a colorare i confronti tra le due squadre che nelle prossime sei settimane affronteranno la Coppa del mondo di cricket, sport che ha sempre dato una mano importante alla diplomazia nel sub-continente asiatico. E che mille volte ha dovuto fare un passo indietro davanti alla politica: questi, malgrado le schiarite con Delhi, saranno campionati amari per il Pakistan.
Avrebbe dovuto ospitarli insieme a Sri Lanka, India e Bangladesh, ma un bando dell'International Cricket Council ha escluso il Pakistan dall'organizzazione per ragioni di sicurezza. Marzo 2009, Lahore, un altro attacco di militanti contro l'autobus della squadra dello Sri Lanka. Otto morti, l'allenatore e sette giocatori feriti. Per i fan del Pakistan, questi stadi silenziosi durante i Mondiali sono una tragedia.
La cerimonia inaugurale, giovedì sera, è stata invece la festa e l'orgoglio del Bangladesh. Per l'occasione la capitale, Dhaka, si è fatta bella, riverniciata, riasfaltata. Luci e festoni e bandiere, ma anche mendicanti costretti a togliersi di torno e una guerra senza esclusioni di colpi alle zanzare bengalesi. Traffico ridotto, scuole chiuse e mezza giornata di ferie per permettere a tutti di partecipare all'evento che il Bangladesh considera il più importante per sé dall'indipendenza del 1971, un investimento da 100 milioni di dollari. I capitani delle 14 squadre condotti nello stadio di Dhaka dai rickshaw, un grande avvenimento sportivo internazionale come occasione di farsi conoscere al mondo: non più un paese noto per le catastrofi naturali, ma un'economia che negli ultimi dieci anni è cresciuta a una media del 6%. «Per un certo tempo non abbiamo avuto una buona immagine – ha ammesso il ministro delle Finanze Ama Muhith – vogliamo sciogliere questi preconcetti. Questa è una grande sfida per la nazione». Il tema scelto per il Bangladesh nella cerimonia inaugurale è "La tigre nascente dell'Asia".
Da qui fino al gran giorno della finale, il 2 aprile a Mumbai, la maratona si sposterà in India e in Sri Lanka, tra i favoriti insieme a Sud Africa, Inghilterra, Australia (i campioni in carica). In qualità di principale paese organizzatore, e finanziatore, l'India sa di non poter perdere. Non subito almeno. «L'eliminazione di India e Pakistan al primo turno, nel 2007, fu un disastro – ha detto nei giorni scorsi il responsabile della Coppa, Ratnakar Shetty -. Sponsor, tour operators, televisioni, tutti persero un sacco di soldi. Sappiamo tutti che, economicamente, l'India è il motore del cricket». Insegue la prima vittoria dopo 28 anni: malgrado non conosca altro sport in grado di rivaleggiare con il cricket per popolarità, l'India ha vinto i Mondiali una sola volta, nel 1983. Una finale a Mumbai, contro il Pakistan: potrebbe aiutare a guarire le ferite di due anni fa? Shashi Tharoor, scrittore e deputato, ricorda in un articolo sulla rivista Outlook l'ultima volta che la politica sbarrò la strada al cricket, fermando l'Indian tour in Pakistan nel gennaio 2009, due mesi dopo gli attentati di Mumbai. «Non puoi avere una squadra che viene nel nostro paese dal Pakistan per uccidere, e un'altra che parte dall'India per andare là a giocare a cricket», disse l'allora ministro dello Sport M.S. Gill, citato da Tharoor. Ma questa, dopo l'annuncio della ripresa dei negoziati di pace, è di nuovo la fase della speranza.