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Scontro Usa-Turchia sulla libertà di stampa sul Bosforo

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2011 alle ore 21:20.

Sale la tensione tra Washington e Ankara. L'arresto con altri tre colleghi di Soner Yalcin, giornalista molto conosciuto in Turchia e duro critico del premier islamico moderato Recep Tayyip Erdogan, sta provocando forte polemiche fra Ankara e Washigton dopo le dichiarazioni sulla libertà di stampa fatte dall'ambasciatore Francis Ricciardone, poi ribadite dal portavoce del Dipartimento di Stato, P.J.Crowley. Due giorni fa, durante un lunch ufficiale, il diplomatico americano aveva detto di «non capire perché in Turchia da una parte i giornalisti finiscono sotto processo e dall'altra si fanno dichiarazioni a sostegno della libertà di stampa».

«La Turchia vuole la libertà di espressione. Il popolo turco vuole una stampa critica - ha detto Ricciardone -. Tanto il governo quanto l'opposizione dovrebbero sostenere la libertà di stampa: stiamo seguendo questo processo con molta attenzione».
Il diplomatico, appena arrivato in Turchia, si riferiva in particolare alle perquisizioni scattate nei giorni scorsi nell'emittente Oda Tv, e dell'arresto di Yalcin, proprietario di un sito web molto critico con Erdogan. Ricciardone si è mostrato sorpreso di queste perquisizioni, che la stampa ha attribuito a una possibile vicinanza a Ergenekon, l'organizzazione segreta accusata di aver ucciso tra l'altro il prete cattolico don Santoro a Trebisonda, di tramare contro l'esecutivo ma che secondo l'opposizione laica del CHP è un montatura per mettere a tacere le voci critiche del governo islamico moderato dell'Akp.

La reazione del partito di maggioranza, non si è fatta attendere. Durissimo il vice presidente dell'Akp, Huseyin Celik, che ha detto «Gli ambasciatori non si possono intromettere nelle faccende interne del paese. Ci sono dei limiti». E il ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu - l'artefice della politca neo-ottomana che molti dubbi sta suscitando tra gli alleati Nato - nel corso di una visita in Nepal ha dichiarato che «non è corretto che un ambasciatore si metta a giudicare investigazioni di polizia in corso in un altro paese». A calmare le acque ha provato il vicepremier Bulent Arinc, secondo il quale «di recente Ricciardone ha lodato la democratizzazione del paese portata avanti dal governo a guida Akp, può essersi trattato di una frase ripotata male dalla stampa». Insomma sempre colpa dei giornalisti che fraintendono.

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Tags Correlati: Ahmet Davutoglu | Ankara | Bulent Arinc | CHP | Comitato Esecutivo | Deniz Feneri | Francis Ricciardone | Human Rights Watch | Huseyin Celik | Nato | Oda Tv | Philip Crowley | Società dell'informazione | Soner Yalcin | Stati Uniti d'America |

 

Ma Washington nella notte tra mercoledì e giovedì ha rincarato la dose per topgliere ogni dubbio che fosse stato un misunderstanding del nuovo ambasciatore americano. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Philip Crowley, ha dichiarato che gli Usa appoggiano la posizione del loro diplomatico senza se e senza ma. «Ci sono ampie preoccupazioni sul trattamento riservato ai giornalisti in Turchia. Seguiamo questo problema da vicino e ne abbiamo parlato direttamente con il governo turco».

La condizione critica della stampa turca ( tra cui spicca l'attacco al magnate dei media laici Dogan, che ha dato il via libera alla pubblicazione sui suoi giornali dello scandalo Deniz Feneri) è stata di recente sottolineata anche da Human Rights Watch, che mette il paese sul Basforo al 126° posto su 134 paesi.

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