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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2011 alle ore 18:00.
Due binari, giustizia e allargamento della maggioranza, per provare a uscire dall'angolo. Silvio Berlusconi riparte da questi due obiettivi e oggi, nel consiglio dei ministri, ha gettato con i suoi il primo tassello per portare avanti quella riforma della giustizia vagheggiata nel programma del 2008 e rimasta finora lettera morta. La road map che emerge da palazzo Chigi è tutta nella relazione del guardasigilli Angelino Alfano, approvata all'unanimità (dentro si delinea, tra l'altro, la separazione delle carriere di giudici e pm, la divisione del Csm e più poteri al ministro della giustizia, la responsabilità civile dei magistrati): sarà un Cdm straordinario a varare il piano non prima di due settimane.
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VIDEO / La forza di Berlusconi è nella debolezza dei suoi avversari (di Stefano Folli)
Berlusconi accelera sulle intercettazioni
Ora, però, l'attenzione del Cavaliere è tutta concentrata sulle intercettazioni. Berlusconi ha chiesto infatti ai suoi uomini di accelerare sul giro di vite per gli ascolti. L'intendimento sarebbe quello di tornare al testo precedente alle modifiche imposte soprattutto dai finiani e dall'opposizione, in sostanza quello uscito dal Senato. Che il provvedimento, difeso a spada tratta dall'agguerrita presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno, finiana di ferro, non piace al premier è storia nota. Tanto che Berlusconi ha smesso di interessarsene a un certo punto considerando pressoché inutile il compromesso raggiunto alla Camera. Ora, però, sull'onda del caso Ruby il premier è deciso a modificare un sistema che ha bollato più volte come «barbaro» (guarda il video).
Subito anche l'immunità parlamentare. Le toghe sugli scudi
Insomma, avanti tutta sulle intercettazioni, in attesa lunedì di procedere poi sul fronte del conflitto di attribuzione davanti alla Consulta per il Rubygate. Mentre rimane per ora nel cassetto il progetto di una mobilitazione della piazza ventilata per il 26 marzo: l'idea di un grande bagno di folla non dispiacerebbe al Cavaliere, ma il rischio è che si trasformi in una nuova iniziativa anti-pm proprio nel pieno del ciclone giudiziario. Il premier è poi intenzionato a ripristinare l'immunità parlamentare prevista dall'articolo 68 della Costituzione. Un vecchio pallino del Cavaliere che vuole tempi stretti per arrivare a una soluzione. Intanto però le toghe replicano all'annunciata stretta della maggioranza. «È un copione già visto: ogni volta che emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier, prima arrivano insulti, poi seguono iniziative legislative punitive per i magistrati - avverte Luca Palamara, presidente dell'Anm -. Noi non ci faremo intimidire e continueremo ad applicare la legge con serenità, imparzialità e in maniera eguale per tutti e a spiegare quali sono le riforme di cui la giustizia ha bisogno davvero».