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Cameron: l'era dei sussidi è finita

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2011 alle ore 06:38.

LONDRA
Peter e Claire Davey sono sposati dal 1998, vivono in Galles e hanno otto figli, la prima di dodici anni e l'ultimo di pochi mesi. Lei non ha mai lavorato, lui ha smesso quasi dieci anni fa, ma non hanno problemi ad arrivare alla fine del mese. La famiglia Davey infatti riceve un totale di 61mila sterline all'anno tra sussidi e indennità statali e vive gratis in una casa popolare con quattro camere da letto. In salotto c'è una tv del diametro di un metro e il decoder Sky, per tenere buoni i pargoli. Parcheggiati davanti casa una monovolume Mercedes e un minibus con undici posti.
«Quando abbiamo messo su famiglia mi sono reso conto che non aveva senso lavorare dato che avrei incassato di più con i sussidi», spiega candidamente Peter, che ha 35 anni. «Sono più ricco da disoccupato». Claire sottolinea che Peter sarebbe pronto a lavorare, ma solo a «patto di guadagnare abbastanza da mantenere il nostro tenore di vita».
La vita però non sarà più la stessa per Peter e Claire: parola di David Cameron. Il premier britannico ieri ha presentato la legge di riforma del welfare che punta proprio a sradicare il «sistema perverso» che ha stravolto le abitudini degli inglesi «non solo permettendo loro di non lavorare ma incoraggiandoli a non lavorare». L'era dei sussidi, ha promesso Cameron, è finita. Non sarà più possibile vivere alle spalle dei contribuenti.
Sono oltre 5 milioni gli inglesi del tutto dipendenti dai sussidi statali per i quali, come nel caso di Peter, conviene non lavorare. «Il sistema - ha detto il premier - ha creato una cultura di dipendenza». Quando è stato introdotto dopo la seconda guerra mondiale, ha spiegato Cameron, un senso di decoro impediva agli inglesi di chiedere soldi a meno che non ne avessero davvero bisogno, ma decenni di abitudine hanno eroso «la cultura collettiva della responsabilità», portando ai paradossi attuali e all'abuso sistematico del sistema da parte di alcuni.
«Non posso credere che ci siano cinque milioni di persone pigre, che non hanno voglia di lavorare e non hanno alcun interesse a migliorare le condizioni di vita loro e delle loro famiglie», ha detto il premier, e per questo il governo aiuterà tutti a trovare un impiego che paghi almeno 25 sterline in più del sussidio di disoccupazione. «Il lavoro non sarà mai più la scelta meno redditizia, faremo in modo che il lavoro renda», ha promesso Cameron.

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Tags Correlati: Brendan Barber | Claire Davey | David Cameron | Governo | Gran Bretagna | Lavoro-ombra | Peter Davey | Stephen Timms

 

Quella presentata ieri è la riforma più radicale in oltre sessant'anni di stato sociale e prevede l'eliminazione del complesso sistema di sussidi, rimborsi, indennità e benefit a favore di un sussidio unico universale che entrerà in vigore nel 2013. Per evitare casi come quello dei Davey, il tetto massimo di aiuti statali varrà ridotto a 26mila sterline all'anno per famiglia. E il lavoro non sarà più un optional: chi rifiuta le offerte di impiego perderà il sussidio di disoccupazione per tre anni. Lo stato conta così di risparmiare 5,5 miliardi di sterline nel corso della legislatura. Il welfare costa 90 miliardi di sterline all'anno.
Non ci sono solo i disoccupati nel mirino del governo, ma anche i lavoratori dalla malattia facile, che costano 150 milioni di giornate lavorative perdute ogni anno, in media sei giorni per ogni lavoratore. Lo stato diventerà più efficiente e più rigoroso nei controlli, sia sui dipendenti in permesso malattia che sui disabili e le persone che ricevono sussidi di invalidità per accertarsi che davvero non siano in grado di lavorare. La riforma è «dura e radicale, ma giusta. Giusta per tutti, anche per chi paga le tasse. Chi può lavorare deve lavorare, ma aiuteremo sempre chi non davvero non può», ha detto Cameron. Cambia anche la terminologia: il sussidio di invalidità diventa ora il "contributo all'indipendenza personale".
L'opposizione laburista e vari enti di beneficenza hanno avvertito ieri che la riforma del welfare colpirà i più deboli e avrà un impatto sociale devastante. Il ministro del Lavoro-ombra Stephen Timms ha sottolineato che «il problema è che non ci sono posti di lavoro per i disoccupati perché non c'è lavoro per nessuno». Brendan Barber, segretario generale del Trades Union Congress, ha commentato che «la disoccupazione di lungo corso è raddoppiata non perché improvvisamente sono aumentati gli scrocconi che non hanno voglia di lavorare, ma come risultato inevitabile di politiche economiche basate su tagli che distruggono la crescita».
In seguito alle critiche però il governo ha fatto marcia indietro sulla proposta di ridurre del 10% i rimborsi per l'affitto per chi è disoccupato da più di un anno, eliminandola dal testo di legge. Nelle intenzioni di Cameron la misura sarebbe stata un incentivo ulteriore a cercare lavoro, ma i critici l'hanno definita "crudele" e "punitiva".
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