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Com'è dura la vita a bordo della Vespucci

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2011 alle ore 13:45.

L'EQUIPAGGIO
L'equipaggio della Vespucci è composto da 278 membri, tra i quali 16 ufficiali. E durante le campagne di istruzione viene a tutti gli effetti integrato dagli allievi dell'Accademia navale, raggiungendo le 480 unità. Peraltro, la messa in vela completa della Vespucci, agendo contemporaneamente sui tre alberi, è possibile solo con gli allievi imbarcati.

L'ATTIVITA'
Dalla sua entrata in servizio la nave ha svolto ogni anno attività di addestramento (ad eccezione del 1940, per la guerra, e degli anni 1964, 1973 e 1997, per lavori), principalmente a favore degli allievi dell'Accademia Navale. Oltre a numerose brevi campagne in Mediterraneo, per lo più nel periodo primaverile e autunnale (dal 1931 al 2005), l'Amerigo Vespucci ha effettuato 72 campagne di istruzione a favore degli allievi: 38 in Nord Europa, 20 in Mediterraneo, quattro in Atlantico orientale, sette in Nord America, una in Sud America e due nell'ambito della circumnavigazione del globo, compiuta tra il maggio 2002 e il settembre 2003.

VITA DI BORDO
«L'Amerigo Vespucci – racconta il tenente di vascello Alessandro Busonero – è una nave faticosa da condurre. Ma lo è volutamente. Perché è nata e continua navigare per dare agli allievi l'imprinting del mare. Pochissimi di quelli che vi sono imbarcati, una volta diventati ufficiali avranno l'occasione di tornare su una nave simile, dove ancora si dorme sulle amache e si lava il ponte col "frattazzo", uno spazzolone con lunghe setole. E dove il know-how si tramanda dal più anziano, inteso come più esperto, al più giovane, per via orale. Gli allievi che si imbarcano hanno una minima preparazione teorica, più un po' di pratica fatta sul brigantino interrato dell'Accademia di Livorno. Ma devono imparare la vera vita di mare». Che vuol dire anche arrampicarsi sui pennoni durante la navigazione, col rollio del mare. «E se l'atmosfera a bordo è rigida come s'impone a una nave militare – prosegue Busonero – il rapporto è quello del fratello maggiore che insegna al fratello minore. Perché c'è la consapevolezza che ognuno è parte di un sistema e perciò importante, perfino il marinaio che mette il sale nella pasta che mangeranno 400 persone. Sono le responsabilità che variano. Gli allievi partecipano a briefing e sono previsti affiancamenti per consentire loro di imparare le operazioni da svolgere, compresa la pianificazione della rotta».

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Tags Correlati: Alessandro Busonero | America del Nord | Mediterraneo | Navigare | Oceano Atlantico | Vespucci

 

LA NAVIGAZIONE
Navigare sulla Vespucci, aggiunge Busonero, «è un'esperienza bellissima, in cui ci si trova davvero al cospetto del mare. Io ho avuto la fortuna di essere imbarcato per metà della circumnavigazione del globo fatta dalla Vespucci ma ho anche partecipato al Tall ships race da Genova a Cadice e poi verso le Bermuda. Da lì abbiamo fatto rotta su Filadelfia, New York, dove siamo entrati il 4 di luglio (festa dell'indipendenza americana, ndr), e Halifax. Poi il ritorno, con tappe a Barcellona e Casablanca. Ancora, ho partecipato alla campagna del 2004 dal Mediterraneo al Mar Nero, fino a Sebastopoli e a quella del 2005 nel Mar del Nord, fino a San Pietroburgo. Esperienze indimenticabil».


Anche perché navigare a vela (il motore della Vespucci è utilizzato soprattutto come ausilio per le manovre) è sempre una sfida col mare. La nave, che per la sua alberatura e velatura viaggia bene, con la massima portanza, quando il vento è a 45° di poppa, può arrivare a 8-10 nodi di velocità ma in traversata tiene una media di 5 nodi. «Può capitare poi – aggiunge Busonero – che, col vento contrario, si facciano 4-5 miglia in 24 ore. Ricordo, ad esempio, una risalita verso Suez con un vento di prora a 35 nodi. Non riuscivamo ad andare avanti e per due volte abbiamo deciso di tornare indietro perché, col motore al massimo, ci muovevamo di un nodo. Eravamo quasi fermi e se la nave va in stallo non è più controllabile. Solo al terzo tentativo siamo riusciti ad arrivare al canale». Racconti da vecchi lupi di mare.

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