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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2011 alle ore 09:17.
Tira una brutta aria per le finanza vaticane: il bilancio «pur in presenza di chiari segnali di ripresa, risente ancora delle incertezze del sistema economico globale, ma anche degli accresciuti costi di gestione». Parole chiare dalla Santa Sede, che ieri ha reso noti che martedì e mercoledì scorsi si è riunito il Consiglio di cardinali sul bilancio preventivo consolidato 2011 e su quello del governatorato della Città del Vaticano sempre per l'anno in corso.
«Ciò appare evidente soprattutto per la Santa Sede, la cui insostituibile fonte di sovvenzionamento è costituita dalle libere offerte dei fedeli». La riunione è stata presieduta dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone: la prefettura degli affari economici, il governatorato e l'Apsa erano rappresentati dai rispettivi cardinali presidenti, Velasio De Paolis, Giovanni Lajolo e Attilio Nicora. Sono intervenuti, per la materia di loro competenza, il direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, e il direttore amministrativo Alberto Gasbarri. «Com'è noto l'area di consolidamento riguarda gli organismi della Curia romana, la Camera apostolica e le istituzioni mediatiche: Radio Vaticana, la Tipografia vaticana – editrice dell'Osservatore romano –, il centro televisivo vaticano e la Libreria editrice vaticana». Il governatorato ha invece un'amministrazione indipendente da contributi provenienti dalla Santa sede o da altre istituzioni, provvedendo alle esigenze economiche e alla gestione territoriale dello Stato, fornendo la necessaria struttura di supporto alla Sede apostolica e alle relative attività.
Lo scorso anno il bilancio consolidato della Santa Sede era risultato in deficit per 4 milioni di euro (era stato di uno l'anno prima) e lo Stato aveva dimezzato le perdite a 7,8 milioni. I conti, insomma, sembravano migliorare grazie anche a tagli dei costi e alle offerte in crescita. Ma la crisi evidentemente rallenta il processo di risanamento.