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Bahrein, il re chiede il dialogo. L'opposizione: prima si dimetta il Governo e si ritiri l'esercito dalle piazze

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2011 alle ore 13:16.

Il re del Bahrein, Hamad bin Isa al-Khalifa, ha incaricato il principe ereditario, sheikh Salman bin Hamad al-Khalifa, di avviare un dialogo nazionale con «tutte le parti» per risolvere la crisi che ha portato migliaia in piazza in questi giorni e provocato duri scontri che hanno provocato anche morti. Al principe, dice un comunicato ufficiale di Palazzo reale, il re ha dato «tutti i poteri per esaudire le speranze e le aspirazioni di tutti gli onorati cittadini di tutti i settori».

Sull'offerta è arrivato subito il no dell'opposizione. Abdul Jalil Khalil Ibrahim, capogruppo parlamentare di Al Wefaq, il principale blocco sciita, ha avvertito che «per prendere in considerazione il dialogo, il governo di deve dimettere e i militari si devono ritirare dalle strade». «Quello che stiamo vedendo non è il linguaggio del dialogo ma della forza», ha aggiunto riferendosi alla repressione delle proteste di venerdì che ha fatto un centinaio di feriti tra i manifestanti, di cui tre «clinicamente morti». Per Ibrahim l'offerta di dialogo «non è seria» e per questo ha invitato le autorità ad avviare «misure serie e sincere, adeguate all'attuale situazione che è grave e temo sia finita fuori controllo». L'Al Wefaq, che controlla 18 seggi su 40 in Parlamento, si è ritirato per protesta.

L'apertura del re, un sunnita nell'emirato a maggioranza sciita, è arrivata dopo un colloquio telefonico con il presidente americano, Barack Obama, che ha «condannato l'uso della violenza contro i pacifici manifestanti e ha sollecitato con forza il governo del Bahrein a mostrare moderazione». «Da alleato di lunga data del Bahrein», ha riferito una nota della Casa Bianca, «gli Usa ritengono che la stabilità del Paese dipenda dal rispetto dei diritti universali e da riforme che rispondano alle aspirazioni di tutti i cittadini»

Una delle due condizioni poste da Abdel Khalil Ibrahim è stata prontamente esaudita: verso mezzogiorno l'esercito si è ritirato da piazza della Perla, nel centro della capitale. I tank e i veicoli blindati che erano dispiegati giovedì in questo settore, dopo la dispersione con la forza di un sit-in a Piazza della Perla, hanno formato una colonna che si è diretta in direzione ovest. Secondo un responsabile locale che ha richiesto l'anonimato, l'esercito «sarà ridispiegato fuori da Manama e la polizia sarà incaricata di garantire l'ordine» nella capitale.

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Immediatamente dopo il ritiro dei carri armati e dei blindati dell'esercito, i manifestanti hanno però cercato di convergere a Piazza della Perla ma polizia li ha dispersi con i gas lacrimogeni effettuando almeno tre arresti fra i manifestanti.

Il negoziato appare dunque più difficile.

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