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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2011 alle ore 08:15.
CITTÀ DEL VATICANO
Un'assicurazione le alte gerarchie ecclesiastiche l'hanno avuta: il progetto di legge sul fine vita – detto anche testamento biologico – approvato già dal Senato in una forma assai gradita Oltretevere e fermo alla Camera da più di un anno e mezzo, riprenderà il suo iter quanto prima, già a marzo. Un impegno non di poco conto, visti i tempi. L'incontro tra le massime cariche dello Stato e i vertici di Vaticano e Chiesa italiana in occasione del ricevimento annuale per l'anniversario dei Patti lateranensi si era caricato, ormai come ogni anno, di grandi aspettative e qualche timore, specie dopo la deflagrazione del caso Ruby e il rinvio a giudizio del premier Silvio Berlusconi. Ma il cerimoniale ha tenuto tutto su un livello il più istituzionale possibile, vista soprattutto la presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e l'ambasciatore Francesco Maria Greco ha gestito al meglio l'organizzazione. Insomma, nessun imbarazzo e clima definito cordiale, anche se il presidente del consiglio «ha evitato di raccontare barzellette: aveva un'espressione molto seria», ha riferito un partecipante.
Prima dell'arrivo del capo dello Stato la delegazione del governo – composta oltre che dal premier da Giulio Tremonti, Franco Frattini, Angelino Alfano e Gianni Letta – ha affrontato temi che stanno a cuore alla Chiesa: oltre al fine vita (su cui il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto ha detto che «il Vaticano ci tiene enormemente, lo calendarizziamo già a marzo»), si è affrontato il tema del sostegno alla scuola cattolica (tema che si scontra con ristrettezze di bilancio), dell'attuazione degli impegni per l'assistenza da parte dei sacerdoti nelle carceri, ma anche temi fiscali riguardanti la social card, il cinque per mille e la sussidiarietà. Ieri inoltre è emerso il tema della doppia imposizione fiscale dei cittadini italiani che lavorano in Vaticano: a breve arriverà un dossier sul tavolo del ministero dell'Economia.
Il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, si è intrattenuto a parlare con Napolitano, mentre Berlusconi ha avuto un colloquio fitto con il presidente della Cei, Angelo Bagnasco: di fatto è stato il primo faccia a faccia con il capo della Chiesa italiana dopo lo scoppio del caso. In un suo intervento Bagnasco, parlando di scuola, pur riconoscendo l'attuale fase di difficoltà delle finanze pubbliche ha sottolineato che la presenza della scuola privata alla fine costituisce una forma di risparmio per le casse pubbliche. Al termine, comunque, Berlusconi ha tirato le somme della giornata sottolineando che «è andato tutto benissimo, come sempre». Poco prima dell'inizio dei colloqui assieme alle alte cariche dello Stato, il premier ha salutato con una stretta di mano il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Molte le porpore presenti e anche il centrodestra è affluito in forze, a sottolineare – come ha detto un esponente del Pdl – «la totale sintonia della maggioranza con la Chiesa, nonostante si voglia far passare l'idea che ci sia una crisi». Assenti esponenti di punta del centro sinistra.