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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2011 alle ore 08:12.
MILANO
«Quando Napoleone emanò il Code civil, 207 anni fa, non lo fece per gli avvocati, ma perché ogni cittadino potesse conoscere e consultare le leggi. Questa è la modernità». Patrizio Menchetti – 55 anni, senese, avvocato con curriculum europeista e da antesignano del "tech" («Nell'80 in facoltà mi rifiutarono un esame di elaborazione dati, proponendomi in cambio papirologia...lo diedi lo stesso in più») – vede solo vantaggi dall'informatizzazione: «Trovo assurdo il luddismo informatico – dice – oggi non potrei lavorare senza la mia personale gestione clienti, nonostante alcuni colleghi continuino a ritenere l'agenda una questione da segretarie». La professione «può trarre solo vantaggi dall'uso del digitale – aggiunge Menchetti – in questo momento dal Belgio sto lavorando a un contratto per un cliente in Italia». E quanto al rischio che la disponibilità di testi, leggi e giurisprudenza sulla rete sottragga lavoro, l'avvocato non ha dubbi: «Non è così. In realtà internet rende inutile l'intermediazione priva di valore aggiunto: oggi non si comprano più biglietti aerei in agenzia, ma per un viaggio (ben) organizzato è ancora difficile farne a meno». E comunque la rete ha ancora limiti oggettivi difficilmente superabili: «Gli avvocati non dovrebbero appigliarsi alle riserve legali: se a oggi non esiste un sistema in grado di condurre un'auto, ben difficilmente si arriverà a un software che sappia gestire un divorzio, o stendere un contratto. Innovarsi e specializzarsi, senza paura e senza resistenze. Il mondo digitale è una grande chance, per chi vuole coglierla».
Anche per la professione economica la progressiva digitalizzazione non è una minaccia: «Noi, anche se può suonare strano, siamo trainati dalla pubblica amministrazione – dice Ivan Zambon, tributarista, da 31 anni studio a Sondrio – ; con le Entrate ormai si dialoga solo via Internet, lo stesso con Inps e Inail. Paradossalmente sono più arretrate le aziende di tradizione familiare, che demandano a noi anche la fase di inserimento dati per la contabilità». E quanto al fai da te del contribuente, secondo Zambon «è un fenomeno in aumento, senz'altro, ma comunque la maggioranza poi chiede il controllo al professionista. No, internet non ci renderà "inutili"».