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Agenda fitta per la nuova contabilità pubblica

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2011 alle ore 08:11.


ROMA
Una fitta serie di scadenze e impegni programmatici imposti dalla nuova governance europea in tema di coordinamento delle politiche di bilancio, e dalla nuova riforma della contabilità pubblica appena approvata dalla Camera. Il tutto, tenendo nel debito conto l'orientamento emerso ieri in sede di G20.
Non c'è dunque solo il «Rubygate» e la riforma della giustizia ad affollare l'agenda politica del governo. La prima dead line è il 10 aprile, con la presentazione in Parlamento del «Def», documento di economia e finanza al suo esordio, che unifica la «Ruef» (Relazione sull'economia e la finanza pubblica) e lo schema di decisione di finanza pubblica (il vecchio Dpef che viene così anticipato da settembre ad aprile). Nel testo dovrà essere inserito lo schema del «Programma nazionale di riforme» che il governo dovrà inviare a Bruxelles in versione integrale entro fine aprile.
Stessa scadenza per l'aggiornamento del programma di stabilità, le nuove stime macroeconomiche per l'anno in corso e per il prossimo triennio, gli obiettivi di finanza pubblica e i principali indicatori alla base delle decisioni di politica economica che dovranno essere adottate. Impegni di notevole spessore e rilievo politico, che dovranno dispiegare i loro effetti su un orizzonte almeno triennale. Le incertezze del quadro politico non agevolano certo scelte condivise e di ampio respiro. In commissione Bilancio della Camera, come è emerso nell'esame del decreto milleproroghe, la maggioranza non ha i numeri per far approvare i suoi provvedimenti.
Ci si muove dunque su un crinale molto stretto. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti ne è ben consapevole tanto che ha deciso di giocare d'anticipo, avviando già giovedì scorso il lavoro collegiale di ricognizione per la messa a punto di un pacchetto di misure per la crescita.
A dettare il nuovo timing, in linea con le procedure previste dal nuovo «semestre europeo» che per la prima volta impongono il coordinamento ex ante delle politiche economiche degli stati membri, è la proposta di legge di iniziativa parlamentare, approvata lo scorso 9 febbraio dalla Camera e ora all'esame del Senato. Raro esempio di una legge bipartisan, come mostra l'esito del voto: 506 voti favorevoli su 506 deputati presenti. Anche in Senato si prospetta un iter altrettanto rapido e condiviso. L'obiettivo è approvare le modifiche alla legge di riforma della contabilità pubblica in tempo per il prossimo vertice dell'Unione europea, previsto per il 24 e 25 marzo, che sarà chiamato a esprimersi sui criteri del nuovo patto di stabilità. Meeting che sarà preceduto dalla riunione dei ministri economici in programma a Bruxelles per il 14 e 15 marzo.

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Tags Correlati: Bilancio | Bruxelles | Camera dei deputati | Giulio Tremonti | Governo | Italia | Senato | Stati Membri |

 

La linea del governo, esposta anche ieri a Parigi da Tremonti, è che oltre al criterio base del debito pubblico (che viaggia al 118% del Pil) debbano trovare spazio anche gli altri fattori "rilevanti" o "mitiganti", come l'ammontare complessivo del debito privato, la solidità del sistema bancario e gli effetti a regime delle riforme strutturali già approvate. Se al contrario finisse per prevalere la linea più rigorista, l'Italia sarebbe chiamata a uno sforzo aggiuntivo per ridurre il debito, fermo restando il timing già previsto per il rientro dal deficit.
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