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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2011 alle ore 08:12.
MILANO
I fantasmi della crisi aleggiano tra le pieghe del sistema bancario. Che cosa resta dei miliardi di dollari depositati nei paradisi off-shore attraverso i veicoli societari fuori bilancio, le cartolarizzazioni, gli asset backet securities (Abs), i collateralized debt obligation (Cdo) garantiti dai mutui subprime, quei titoli tossici che dal 2007 hanno infettato il sistema finanziario mondiale? Se lo chiedono le autorità monetarie che da anni lanciano l'allarme sui rischi della mancata regolamentazione dello shadow banking system, entità e strumenti finanziari, dalle banche di investimento, agli hedge fund, ma anche le monoline (assicurazioni monolinee), i Siv (structured investment vehicle), i conduit (società veicolo) che sfuggono dai circuiti ufficiali delle banche centrali.
L'ultimo appello è venuto dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi che in apertura dei lavori del G-20 ha lanciato la sfida al sistema finanziario ombra, inserendolo in agenda del Financial Stability Board: entro la metà del 2011 dovranno essere messe a punto le regolamentazioni necessarie per limitare tale fenomeno, è stata una delle raccomandazioni emerse ieri al termine del G-20 di Parigi. L'obiettivo è cercare di contenerlo, impresa non facile dal momento che lo shadow banking ha dimensioni analoghe se non maggiori a quelle del sistema bancario regolamentato. Le stime più attendibili emergono da un documento della Federal Reserve dello scorso anno sulla consistenza del volume dei crediti intermediati dal sistema non regolamentato stimati in 20mila miliardi di dollari nel marzo del 2008 prima della crisi Lehman, quasi il doppio di quelli transitati sul sistema bancario regolamentato a 11mila miliardi di dollari: oggi si è assistito a una leggera contrazione a 16mila miliardi contro i 13mila miliardi dei crediti calcolati sui circuiti regolamentati.
La riduzione delle consistenze secondo gli analisti della Fed, sarebbe dovuta all'intervento del sistema ombra sull'economia reale, avendo nel corso della crisi provveduto a finanziare le società in crisi di liquidità: lo shadow banking system, infatti, si finanzia attraverso prodotti derivati e commercial paper a basso tasso di interesse, creando liquidità che viene a sua volta investita in attività a lungo termine come ad esempio i mutui immobiliari a rendimento superiore, guadagnando sulla differenza dei tassi. Una girandola di derivati sparsi in giro per il globo che se da un lato ha avuto l'effetto di rendere accessibile il credito ai più, dall'altro ha reso vulnerabile il sistema quando la bolla speculativa è scoppiata. I danni sono stati enormi, non abbastanza per fare sparire lo shadow banking system: da qui i timori che possa scoppiare un'altra crisi, mettendo in dubbio la capacità del sistema di sopportare l'onda d'urto.